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La controversia sul possibile coinvolgimento militare francese in Ucraina

Controversia sul presunto piano francese di supporto militare a Kiev. Macron nega, Naryshkin minaccia. Opposizione europea e dibattito in Francia.

La controversia sul possibile coinvolgimento militare francese in Ucraina

Un contingente militare di 2.000 uomini è in fase di preparazione, secondo quanto riferito dall’intelligence russa, che sostiene che il presidente francese Emmanuel Macron sia pronto a passare dalle parole ai fatti. Il capo dei servizi di sicurezza esterni di Mosca, Serghei Naryshkin, ha dichiarato di essere a conoscenza del presunto piano francese di supporto militare a Kiev in caso di escalation da parte della Russia. Naryshkin ha minacciato i soldati occidentali, sostenendo che diventerebbero un obiettivo prioritario per le forze russe. Tuttavia, il governo francese ha smentito categoricamente tali affermazioni, definendo la mossa di Naryshkin come un esempio dell’uso sistematico della disinformazione da parte della Russia. “Consideriamo questa provocazione irresponsabile”, ha dichiarato il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu.

Le dichiarazioni di Macron riguardo alla possibilità di inviare truppe francesi in Ucraina hanno suscitato scalpore nelle scorse settimane e hanno incontrato una netta opposizione dagli altri Paesi europei. “Non siamo sicuri di farlo. Al momento non ci troviamo in questa situazione, ma non escludiamo questa opzione”, ha ribadito il presidente francese di recente.

Al di là della smentita sul dispiegamento imminente di un contingente, l’idea di un coinvolgimento diretto sul campo in Ucraina è diventata oggetto di dibattito pubblico in Francia. La posizione di Macron ha ricevuto un forte sostegno dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il quale ha affermato: “In Europa, se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra. Se non reagiamo in modo appropriato e non forniamo a Kiev il sostegno sufficiente per fermare Mosca, saremo i prossimi. È ora di assumerci la responsabilità della nostra sicurezza”, ha scritto in un editoriale pubblicato su diversi quotidiani europei.

Nel frattempo, in Senato, Giorgia Meloni ha preso posizione sul conflitto russo-ucraino, prendendo le distanze dalla proposta di Macron. “In questi giorni si è molto discusso di un intervento diretto, e approfitto per ribadire, come ha fatto il ministro Tajani, che la nostra posizione non è affatto favorevole. Si rischia infatti una pericolosa escalation”, ha dichiarato Meloni. In Parlamento, la premier si è trovata a cercare di placare le polemiche dopo le affermazioni di Matteo Salvini, pronunciate dopo le elezioni presidenziali in Russia, secondo cui “quando un popolo vota ha sempre ragione”. Meloni ha garantito la coesione della maggioranza sul sostegno all’Ucraina e, senza entrare troppo nei dettagli, ha passato direttamente al contrattacco: “Questo governo ha sempre dimostrato coesione e una posizione chiara, mentre qualche incertezza si nota altrove, come nel comportamento del Pd che si è astenuto sull’invio di armi”, ha sottolineato. Senza dimenticare di coinvolgere Giuseppe Conte: “Per lui la soluzione è che Zelensky indossi la cravatta: dica questo a chi vede i suoi cittadini morire ogni giorno, ma certo Conte governava con la pochette”.

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