Scandalo violenza carabiniere a Modena
Scandalo per violenze carabinieri a Modena. Trasferimenti ufficiali e indagini interne dopo video shock. Avvocata e sindacato esprimono posizioni contrastanti.
Le conseguenze dell’episodio coinvolgente il carabiniere accusato di aver picchiato Idrissa Diallo, aiuto chef di 24 anni originario della Guinea Conakry, sono state immediate per gli ufficiali più vicini al militare sotto inchiesta. L’Arma ha preso posizione trasferendo il comandante della compagnia dei carabinieri e il comandante del nucleo operativo radiomobile di Modena in un’altra sede, per garantire trasparenza amministrativa, ripristinare la serenità nel reparto e tutelare gli interessi degli ufficiali coinvolti. Il trasferimento, tuttavia, non avverrà immediatamente, ma nelle prossime settimane.
L’episodio del pugno inflitto a Diallo non è stato isolato, come dimostrato da un altro video in cui il carabiniere coinvolto colpisce un altro fermato. L’Arma aveva già avviato verifiche sia sul carabiniere sia sui suoi superiori dopo la diffusione dei video. Un ruolo fondamentale nella vicenda è stato giocato dalle immagini diffuse dal gruppo social Welcome to favelas, che hanno portato alla luce la violenza perpetrata.
Il primo video, pubblicato il 12 marzo 2024, mostrava l’arresto violento di Diallo, mentre il secondo video, diffuso meno di una settimana dopo, mostrava il carabiniere coinvolto in un’altra situazione di violenza durante un fermo. Questi episodi hanno scosso la città di Modena, portando alla luce una violenza inaccettabile.
L’avvocata Barbara Bettelli, difendendo Diallo, ha sottolineato che la violenza non è mai giustificata e che le forze dell’ordine dovrebbero contenere le persone che si oppongono a un controllo legittimo, non picchiarle. I carabinieri hanno avviato le indagini interne e ora si procede con i trasferimenti degli ufficiali coinvolti.
Anche il Nuovo sindacato dei carabinieri dell’Emilia-Romagna è intervenuto sulla vicenda, sottolineando l’importanza di lasciare alla magistratura il compito di accertare le responsabilità degli agenti coinvolti. Il sindacato ha evidenziato il forte stress a cui sono sottoposti gli operatori di sicurezza, dovuto all’aumento dei crimini, e ha sottolineato la necessità di garantire un alto livello professionale e la salute psicofisica degli operatori, proponendo l’istituzione della figura dello psicologo esterno nei comandi provinciali dei carabinieri.