Il Mistero di Manuela Murgia: Omicidio o Suicidio?
La famiglia di Manuela Murgia sostiene che la giovane non si sia suicidata ma sia stata vittima di un omicidio nel 1995 a Cagliari. Elementi ignorati e indagini riaperte per far luce sulla verità.
Manuela Murgia non si è uccisa, è stata assassinata. Questa è la convinzione dei familiari della 16enne che nel lontano 1995 fu trovata morta in un dirupo nel suggestivo Canyon di Tuvixeddu, a Cagliari. Fin dall’inizio, gli inquirenti avevano avanzato l’ipotesi di un omicidio, ma la mancanza di prove concrete portò alla chiusura del caso come suicidio.
Oggi, a distanza di anni, la famiglia ribadisce con forza che numerosi elementi sono stati ignorati in passato e chiede con vigore la riapertura delle indagini. “Non è plausibile che si sia tolta la vita o sia caduta da oltre trenta metri. È stata vittima di una violenta aggressione fisica, seguita da un maldestro tentativo di simulare un suicidio”, scrivono i familiari sul gruppo Facebook “Giustizia per Manuela Murgia”.
La famiglia non si arrende e, dopo quasi tre decenni, è ancora alla ricerca di testimoni che possano contribuire a far luce sulle ultime ore di vita di Manuela e sulle circostanze della sua morte avvenuta quel tragico giorno di febbraio del 1995. Manifesti sono stati affissi per le strade di Cagliari, invitando chiunque abbia informazioni a farsi avanti. “Stiamo cercando aiuto da chiunque possa averla vista quel giorno, da chi abbia notizie dei suoi ultimi momenti, da chi Manuela potrebbe aver confidato cosa le stava accadendo”, si legge sui volantini.
La famiglia di Manuela vuole far risplendere nuovamente i riflettori su quegli elementi che non tornano, come la suola della scarpa pulita, i segni di violenza sul corpo, in particolare quelli sul collo che indicano un tentativo di farla perdere i sensi. Il fratello e le sorelle di Manuela desiderano che si faccia chiarezza su quanto accaduto, anche attraverso la pagina Facebook creata di recente.
Il 4 febbraio del 1995, Manuela esce di casa intorno a mezzogiorno e scompare nel nulla. Il giorno successivo, la terribile scoperta: “C’è una ragazza senza vita nella gola di Tuvixeddu”. Un luogo sconosciuto a Manuela, secondo quanto affermano i familiari.
La presenza di una doppia fila di recinzioni nel canyon di Tuvixeddu solleva ulteriori interrogativi. Come avrebbe potuto una ragazza esile come Manuela superarle senza lasciare tracce? La famiglia si chiede come sia possibile che non ci siano brandelli di stoffa attaccati alle recinzioni, considerando la presenza di filo spinato e rete metallica a rombi.
Dopo il ritrovamento del corpo, gli inquirenti conclusero che Manuela era caduta da un’altezza superiore ai 30 metri, ma l’autopsia non fu in grado di determinare se si trattasse di omicidio, suicidio o un incidente. Nonostante le testimonianze raccolte, incluso l’ex fidanzato più grande di 8 anni, non emersero elementi utili e si concluse che la giovane si fosse tolta la vita.
Tuttavia, numerosi indizi fanno pensare a un epilogo diverso. I segni di percosse e violenze sul corpo, in particolare quelli sul collo, non sono compatibili con una caduta accidentale. La famiglia sottolinea la pulizia della suola della scarpa di Manuela, il taglio netto della cintura, i segni di trascinamento e le macchie di materiale non presenti sul luogo del ritrovamento.
Dopo quasi tre decenni, la famiglia afferma di aver ottenuto i fascicoli delle indagini e dell’autopsia, sottoposti a tre diversi team di medici criminologi che hanno confermato l’omicidio. Oltre alla ricerca di ulteriori testimoni, i fratelli hanno avviato una raccolta fondi su Gofundme per coprire le spese legali, mediche e la riesumazione del cadavere al fine di ottenere finalmente giustizia per Manuela.