Condanna a 8 anni per traffico di droga in Romania
Tre giovani italiani condannati a 8 anni di carcere in Romania per traffico internazionale di droga durante il festival Sunwaves. Condizioni carcerarie disumane e richiesta di processo equo.
Otto anni e 3 mesi di carcere: questa è la pesante condanna inflitta in primo grado dal tribunale di Costanza, in Romania, ai tre giovani italiani arrestati lo scorso 3 maggio. Filippo Mosca, 29 anni, Luca Cammalleri, 30, e un’altra coetanea, che ha assunto tutta la responsabilità degli stupefacenti trovati dalla polizia, erano diretti in Romania per partecipare al festival musicale Sunwaves, noto per ospitare artisti internazionali sulle spiagge del Mar Nero.
I tre giovani sono detenuti da 10 mesi in condizioni descritte come inumane e oggi, 25 marzo, i giudici hanno respinto la richiesta di trasferimento ai domiciliari, confermando le misure cautelari: resteranno in cella.
L’accusa a loro rivolta è di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Poco prima del volo di ritorno, è stato consegnato un pacco contenente 150 grammi di droga all’hotel dove alloggiavano i giovani, comprensivo di ketamina, hashish e mdma. Nonostante la ragazza si sia dichiarata unica responsabile del pacco, tutti e tre sono stati condannati a 8 anni e 3 mesi per traffico internazionale di droga.
Filippo Mosca, uno dei giovani coinvolti, è ancora detenuto: la madre ha dichiarato che la giustizia in Romania è come un muro di gomma. Durante il soggiorno in hotel, la ragazza ha affermato di aspettare un pacco da Barcellona, senza che Filippo ne conoscesse il contenuto. Nonostante la ragazza abbia assunto la responsabilità, la polizia rumena ha trattenuto tutti e li ha portati in caserma.
La madre di Filippo Mosca, Ornella Matraxia, ha denunciato le condizioni degradanti in cui i giovani si trovano nel carcere di Porta Alba, ex campo di prigionia del regime di Nicolae Ceausescu. Ha descritto le condizioni come disumane, con i detenuti trattati senza dignità umana, in un clima di paura e con condizioni igienico-sanitarie precarie.
Ornella Matraxia ha chiesto un processo equo per suo figlio, sottolineando errori nelle trascrizioni, irregolarità di giudizio e errori di traduzione. L’associazione Nessuno Tocchi Caino si sta occupando del caso e la madre ha espresso la speranza di ottenere un giudizio imparziale e condizioni rispettose della dignità umana per Filippo Mosca.