Economia

Peste suina africana in Italia: impatto e controversie

La diffusione della peste suina africana in Italia ha causato gravi perdite economiche nel settore suinicolo. Le controversie riguardano le riduzioni dei prezzi e le speculazioni.

Peste suina africana in Italia: impatto e controversie

Poco più di due anni fa, in Italia, sono stati identificati i primi casi di peste suina africana, una malattia virale che colpisce i suini e che da tempo si diffonde in Europa. Attualmente non esistono cure o vaccini per questa malattia. La diffusione della peste suina africana in Italia, soprattutto nelle regioni settentrionali, ha causato la morte o l’abbattimento di migliaia di suini, mettendo in seria difficoltà il settore nazionale degli allevamenti suinicoli.

La diminuzione dei prezzi della carne di maiale proveniente dalle zone a rischio per la peste suina non ha basi scientifiche, ma è principalmente dovuta a questioni burocratiche. Dal gennaio del 2022, infatti, sono state introdotte severe regole sanitarie in queste zone, che non riguardano solo il controllo dei contagi, ma anche le fasi successive alla vendita. Questo ha portato a una richiesta di riduzione dei prezzi da parte dei acquirenti, a causa degli oneri e delle spese aggiuntive legate alle nuove normative.

Alcuni operatori del settore ritengono che la riduzione dei prezzi abbia alimentato una speculazione da parte di alcune aziende, che approfittano della situazione per offrire prezzi sempre più bassi agli allevatori, costretti a vendere a perdita pur di liberarsi degli animali.

La carne di maiale proveniente dalle zone a rischio viene venduta a prezzi notevolmente inferiori rispetto alla media nazionale, causando gravi perdite agli allevamenti coinvolti. Nonostante non ci siano rischi per la salute umana, le restrizioni e le normative imposte dall’Unione Europea hanno reso più complessa la commercializzazione della carne proveniente da queste zone.

Le zone a rischio sono state suddivise in base alla gravità della situazione epidemiologica: la “zona 3” è quella più critica, con contagi anche tra gli animali da allevamento, mentre la “zona 1” è quella senza contagi diretti ma con restrizioni preventive. In Italia, sono stati individuati casi di contagio in 883 comuni, concentrati soprattutto nelle regioni settentrionali.

Le restrizioni e le normative imposte hanno causato perdite considerevoli per l’intera filiera della carne di maiale in Italia. Le esportazioni verso paesi al di fuori dell’Unione Europea sono particolarmente penalizzate, a causa delle regole più stringenti adottate da alcuni paesi per la carne proveniente da zone a rischio di peste suina africana.

Il settore della carne di maiale in Italia ha subito perdite stimabili intorno ai 20 milioni di euro al mese a causa della peste suina africana e delle misure di contenimento. Le associazioni di categoria evidenziano che i problemi organizzativi e commerciali legati all’acquisto di carne da zone a rischio stanno causando gravi danni economici a tutto il comparto.

Il ministero dell’Agricoltura ha stanziato 19 milioni di euro per mitigare le perdite del settore. La gestione della situazione epidemiologica è stata affidata a un commissario straordinario, con l’obiettivo di contenere il contagio attraverso l’abbattimento degli animali infetti e l’installazione di recinzioni per delimitare le zone a rischio.

Nonostante le misure adottate, alcuni ritengono che ci possa essere anche una componente di speculazione da parte di alcune aziende, che cercano di ottenere prezzi più bassi sfruttando l’emergenza. Gli allevatori, costretti a vendere a prezzi ridotti, si trovano in una situazione difficile, senza alternative immediate per gestire la crisi.

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