Test psicoattitudinali per magistrati e vertici pubblici: polemiche e nuove normative
Il procuratore Gratteri propone test psicoattitudinali, narcotest e alcol test per magistrati e governanti. Polemiche sull'introduzione dei test per l'accesso alla magistratura nel 2026.
Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha sottolineato l’importanza di sottoporre i magistrati e i vertici della pubblica amministrazione a test psicoattitudinali. Durante una conferenza stampa tenutasi mercoledì 27 marzo, ha evidenziato la necessità di estendere tali controlli anche a coloro che detengono ruoli di governo e gestione della cosa pubblica.
Gratteri ha inoltre suggerito l’opportunità di effettuare narcotest e alcol test, poiché l’uso di sostanze stupefacenti e alcol potrebbe compromettere la capacità di ragionamento e rendere le persone vulnerabili al ricatto.
Le dichiarazioni del procuratore giungono in un momento in cui il governo Meloni ha approvato l’introduzione dei test psicoattitudinali come requisito per l’accesso alla professione di magistrato a partire dal 2026. Questi questionari, volti a valutare diversi aspetti della personalità dei candidati, hanno generato polemiche all’interno dell’associazione nazionale magistrati.
Nonostante le modifiche apportate al decreto legislativo durante l’ultimo Consiglio dei ministri, l’Anm ha espresso il proprio dissenso nei confronti della normativa, definita irrazionale dal presidente Giuseppe Santalucia. Quest’ultimo ha annunciato la possibilità di future mobilitazioni per protestare contro tali disposizioni.
Secondo quanto previsto dal decreto legislativo, il Consiglio superiore della magistratura sarà responsabile della nomina dei docenti universitari specialisti in psicologia che faranno parte della commissione giudicante, su indicazione del consiglio universitario nazionale. La commissione esaminatrice avrà il compito di prendere decisioni specifiche, garantendo un duplice controllo sulle valutazioni effettuate.
Gli aspiranti magistrati avranno la possibilità di sostenere l’esame di accesso fino a quattro volte, secondo quanto stabilito dalla nuova normativa.