Politica

Sciopero trasporti: il Tar del Lazio annulla l’ordinanza di Salvini

Il Tar del Lazio annulla l'ordinanza di Salvini che limitava lo sciopero a 4 ore, contestando mancanza di necessità e urgenza. Le reazioni politiche non si fanno attendere.

Sciopero trasporti: il Tar del Lazio annulla l’ordinanza di Salvini

Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato su social media di aver ridotto da 24 a 4 ore lo sciopero del trasporto pubblico locale previsto per il 15 dicembre, evitando così una lunga giornata di disagi in prossimità delle festività natalizie. Lo sciopero era stato proclamato dal Sindacato unitario di base (Usb), subito dopo quello generale del 17 novembre, anch’esso ridotto a sole 4 ore dopo polemiche.

Oggi, 28 marzo, si è verificato un colpo di scena: il Tar del Lazio ha stabilito che l’ordinanza emessa dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il 12 dicembre scorso, che limitava lo sciopero a sole 4 ore, è stata emessa in violazione di legge e con eccesso di potere per mancanza di presupposti. I giudici amministrativi laziali hanno accolto due ricorsi presentati da diverse sigle sindacali.

I giudici hanno contestato al ministro Salvini la mancanza dei requisiti di necessità e urgenza che giustificano l’intervento ministeriale nella limitazione dello sciopero. L’intervento del ministero in caso di sciopero è legittimo solo se esistono un pericolo grave e imminente per i diritti e se sono esplicitate la necessità e l’urgenza di intervenire. In mancanza di tali requisiti, si rischia di violare un diritto costituzionale.

Le indicazioni per limitare il diritto di sciopero possono essere stabilite solo dall’Autorità garante, che in questo caso ha emesso solo un invito formale alle organizzazioni sindacali per evitare la rarefazione oggettiva dello sciopero, senza raccomandare né segnalare al Ministero l’adozione dell’ordinanza di precettazione. Quindi, l’ordinanza emessa da Salvini rappresenta un abuso di potere.

La risposta dei leghisti della commissione Trasporti non si è fatta attendere, definendo la decisione del Tar come un “eccesso di potere” e una forzatura contro il buonsenso.