Italia

Il pentimento di Sandokan: il boss mafioso dei Casalesi che collabora con la giustizia

Francesco Schiavone, noto come 'Sandokan', capo dei Casalesi, decide di collaborare con la giustizia dopo anni di latitanza e condanna all'ergastolo. Il boss mafioso attivo negli anni Settanta e Ottanta rivela segreti sulla criminalità organizzata.

Il pentimento di Sandokan: il boss mafioso dei Casalesi che collabora con la giustizia

Francesco Schiavone, conosciuto come “Sandokan”, capo del clan camorrista dei Casalesi, ha annunciato la sua decisione di collaborare con la giustizia. La notizia è stata riportata dal quotidiano locale e confermata dalla Direzione nazionale antimafia (DNA).

I collaboratori di giustizia sono individui condannati, spesso per reati di stampo mafioso, che scelgono di confessare alle autorità informazioni sui meccanismi interni della criminalità organizzata al fine di ottenere sconti di pena o altri benefici.

Schiavone, settantenne, si trova in carcere dal 1998 e è sottoposto al regime carcerario 41bis, noto per la sua severità e introdotto nel 1992 per contrastare la criminalità organizzata. Recentemente, tale regime è stato al centro dell’attenzione a causa delle proteste del detenuto anarchico Alfredo Cospito.

Chi è detenuto con il 41bis vive in isolamento quasi totale nella propria cella, con brevi colloqui mensili come unico contatto con l’esterno. Schiavone è stato uno dei principali boss mafiosi attivi negli anni Settanta e Ottanta, a capo del clan camorristico dei Casalesi. Gestiva traffici illegali di armi, droga e rifiuti sia in Italia che all’estero, partecipando a conflitti tra clan nell’area del casertano, in Campania.

Accusato di associazione a delinquere, omicidio, occultamento di cadavere, porto abusivo di armi e altri reati minori, Schiavone è stato ritenuto responsabile, tra gli altri, dell’omicidio di Saverio Iannello e del vigile urbano Antonio Diana.

Dopo anni di latitanza, Schiavone è stato arrestato nel 1998 in un bunker a Casal di Principe, il suo paese natale. È stato uno dei principali imputati nel processo Spartacus, che si è concluso nel 2010 con la sua condanna all’ergastolo.

Negli ultimi anni, alcuni parenti di Schiavone, anch’essi coinvolti nella criminalità, hanno deciso di collaborare con la giustizia. Nel 1993, Carmine Schiavone, cugino di Francesco, ha iniziato a collaborare, contribuendo alle indagini del processo Spartacus. Anche due figli di Francesco Schiavone, Nicola nel 2018 e Walter nel 2021, hanno seguito la stessa strada.

Fino a poco tempo fa, Schiavone era detenuto nel carcere di Parma, ma a marzo è stato trasferito al carcere dell’Aquila, in Abruzzo, dove attualmente si trova e ha iniziato a collaborare con le autorità. Nonostante l’offerta di aderire al programma di protezione per i familiari dei collaboratori di giustizia, pare che per ora i suoi parenti abbiano rifiutato.

Links:

Staff
  • PublishedMarch 31, 2024