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Lapidazioni e repressione: la lotta delle donne afghane sotto i talebani

Lapidazioni e repressione delle donne afghane sotto il regime talebano. Resistenza femminile e violazioni dei diritti umani in Afghanistan.

Lapidazioni e repressione: la lotta delle donne afghane sotto i talebani

Nell’ultimo anno, i giudici nominati dai talebani, che hanno riconquistato il potere in Afghanistan due anni e mezzo fa, hanno emesso ben 417 sentenze di esecuzioni e lapidazioni pubbliche, come riportato da Afghan Witness, un gruppo di ricerca impegnato nella tutela dei diritti umani in Afghanistan. Tra le vittime, ben 57 erano donne.

Le lapidazioni pubbliche di donne accusate di adulterio sono tornate a essere praticate. Il mullah Hibatullah Akhundzada, leader supremo dei talebani, ha annunciato in televisione che le donne colpevoli di adulterio verranno fustigate e lapidate in pubblico. Ha dichiarato: “Fustigheremo le donne che hanno commesso adulterio. Le lapideremo in pubblico. Potete definirlo una violazione dei diritti delle donne, ma io rappresento Allah e voi rappresentate Satana.” Un messaggio agghiacciante che sottolinea la brutalità delle pratiche in corso.

Safia Arefi, avvocato e leader dell’organizzazione afghana per i diritti umani Women’s Window of Hope, ha evidenziato come l’Afghanistan stia vivendo un ritorno ai giorni più bui del regime degli anni ’90, con una generale indifferenza da parte del resto del mondo. Arefi ha affermato: “Si apre un nuovo capitolo di punizioni private per le donne afghane, che si trovano ad affrontare una profonda solitudine. Si tratta di una battaglia che si combatte sul corpo delle donne, considerate l’anello più debole del sistema che regola la vita a Kabul. La condizione femminile è il termometro per misurare il grado di democrazia e civiltà di un Paese.”

Nell’Afghanistan del 2024, le donne vivono confinate in casa, prive della possibilità di continuare gli studi oltre la scuola dell’obbligo e di svolgere lavori al di fuori delle mura domestiche. Non hanno voce nella scelta del proprio compagno di vita e possono uscire di casa solo accompagnate da un parente maschio stretto. Samira Hamidi, responsabile delle campagne di Amnesty International, ha dichiarato al Guardian che i talebani hanno progressivamente attuato politiche draconiane, smantellando le istituzioni che garantivano servizi alle donne afghane, portandoli a questo estremo.

Nonostante la repressione dei talebani, tre settimane fa, piccoli gruppi di donne afghane si sono riuniti in spazi privati per protestare contro le restrizioni alle loro libertà. Secondo gli attivisti del gruppo Purple Saturdays, che si batte per sensibilizzare e opporsi alle limitazioni delle libertà femminili, le manifestazioni si sono svolte in diverse località, inclusi i territori di Takhar e Balkh.

In provincia di Takhar, sette donne hanno esposto cartelli con la scritta “Diritti, Giustizia, Libertà”, nascondendo i volti per paura delle rappresaglie. In un video, una manifestante ha dichiarato: “Il nostro silenzio e la nostra paura sono le armi più potenti dei talebani.” In provincia di Balkh, altre donne hanno mostrato cartelli con la scritta “Salvate le donne afghane”. A Mazar-i-Sharif, circa 20 donne si sono riunite in un evento organizzato dall’Associazione afghana dei ciechi, esprimendo il dolore per la mancanza di valore e diritti delle donne nella società contemporanea.

La lapidazione è una forma di pena di morte antica, in cui il condannato viene ucciso mediante il lancio di pietre, spesso con la partecipazione della folla. Questa pratica, chiamata Rajm in lingua araba, è ancora in vigore in diversi Paesi, tra cui Nigeria, Iran, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Brunei, Pakistan, Afghanistan, Sudan, Yemen, Somalia e Mauritania.

Staff
  • PublishedMarch 31, 2024