La spaccatura nella Lega: il futuro di Zaia e Salvini
Analisi delle tensioni interne e delle possibili evoluzioni politiche
La spaccatura è stata praticamente ufficializzata a Treviso durante un comizio in cui il vicepremier, Matteo Salvini, ha di fatto liquidato Luca Zaia con parole che hanno irritato la base leghista del Nord più di quanto non lo fosse già. Salvini ha spiegato che il terzo mandato, che ritiene sia una cosa intelligente sia per i sindaci che per i governatori bravi, è stato proposto e votato solo dalla Lega, ma bocciato da tutti gli altri partiti. Ha sottolineato che non può continuare a proporre la stessa cosa da solo, considerando l’opposizione di Pd, Fratelli d’Italia, Cinque Stelle e Forza Italia. Ha anche annunciato di avere già pronti dieci nomi per il dopo Zaia, gettando così una pietra tombale sul terzo mandato e inviando un messaggio chiaro al suo stesso partito, sempre più in fibrillazione.
La candidatura di Vannacci è sempre più un caso che ha portato a un gelo da parte di Giorgetti, il quale ha dichiarato che non è della Lega. Anche se il governatore del Veneto non ha replicato direttamente, dai suoi ambienti filtra molta indignazione per i tempi e i modi utilizzati. Il mandato di Zaia scade nel 2025 e potrebbe essere prolungato al 2026 per la concomitanza con le Olimpiadi invernali. Si pone quindi il dilemma su quale dei dieci candidati che Salvini avrebbe in mente potrebbe eguagliare il 77% delle ultime elezioni regionali.
La distanza tra la Lega storica, vicina ai territori e ai settori produttivi, e la Lega populista e di estrema destra che candida il generale Roberto Vannacci al Parlamento Europeo è ormai siderale, delineando due anime del partito. Per Salvini, la candidatura di Vannacci rappresenta l’ultimo salvagente per salvare la leadership, consapevole che un risultato negativo potrebbe metterlo in difficoltà e aprire un nuovo processo a suo carico. I vertici leghisti hanno già pronti due nomi per la successione: Luca Zaia e il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fredriga.
Entrambi hanno dichiarato che alle elezioni europee voteranno candidati espressione del territorio, contrapponendosi al posizionamento estremo imposto da Salvini che li isola sia in Italia che in Europa. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si mantiene più defilato in questo momento ma si schiererà con i due presidenti in sede di congresso. Salvini ha già pronto il piano B: se la scommessa Vannacci non dovesse portare i risultati sperati, potrebbe seguire la strategia di Matteo Renzi, creando un nuovo partito chiamato “Italia Sicura” come rifugio per i fedelissimi e per affrontare le elezioni future.