Economia

Posticipata al 2025: la sugar tax e le sfide politiche

L'imposta sulle bevande zuccherate e le manovre del governo

Posticipata al 2025: la sugar tax e le sfide politiche

L’introduzione della sugar tax, l’imposta sulle bevande contenenti zucchero, potrebbe essere posticipata al 2025. Nonostante non ci sia ancora un annuncio ufficiale, la maggioranza sembra essere unita e determinata a risolvere la situazione attuale. Fonti di Palazzo Chigi rivelano che la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia stanno lavorando per trovare una soluzione che consenta di ritardare l’attuazione della cosiddetta ‘sugar tax’.

Questa imposta, insieme allo spalma-crediti del superbonus, è diventata un tema politico delicato, soprattutto considerando la forte opposizione di Forza Italia alla sua introduzione. Ora, l’obiettivo è individuare le risorse necessarie per compensare le entrate che sarebbero state garantite da questa misura. La Lega propone di ridurre i fondi destinati alle missioni internazionali, ma al momento non c’è ancora un accordo definitivo su questo punto.

La sugar tax, approvata nel 2020 durante il governo Conte 2 e soggetta a diversi rinvii, mira alle bevande che contengono più di 25 grammi di zuccheri per litro, come bevande gassate, succhi di frutta ed energy drink. Per queste bevande è previsto un sovrapprezzo di 10 centesimi per litro, o 25 centesimi per chilo nel caso di prodotti da diluire. In una versione ridotta proposta dal governo Meloni, l’imposta era stata dimezzata per i primi sei mesi: 5 euro per ettolitro e 0,13 euro per chilogrammo per i prodotti da diluire.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha espresso la sua insoddisfazione riguardo all’entrata in vigore della sugar tax, sottolineando gli sforzi compiuti per rinviarla. L’ultima Legge di bilancio aveva già previsto un rinvio a luglio, ma con un emendamento si è cercato di posticiparla ulteriormente, dimezzando l’importo previsto per l’entrata in vigore al primo luglio. Attualmente si sta lavorando intensamente per trovare una copertura finanziaria che permetta di posticipare l’entrata in vigore al primo gennaio 2025, anche se il ministro ritiene che non sia il tema centrale della politica economica del governo.