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Crisi nella Nuova Caledonia: tensioni etniche e coloniali in aumento

La lotta per il controllo e le risorse nell'arcipelago del Pacifico

Crisi nella Nuova Caledonia: tensioni etniche e coloniali in aumento

Cinque persone sono morte e la Nuova Caledonia si trova sull’orlo di una possibile guerra civile. Le tensioni nell’arcipelago del Sud del Pacifico, che è un territorio d’oltremare della Francia, sono in costante aumento. Il governo transalpino ha annunciato l’invio di mille agenti delle forze di sicurezza per ripristinare l’ordine, poiché le immagini provenienti da Nouméa, la capitale e l’isola principale dell’arcipelago, mostrano una situazione che ricorda scenari di guerra.

Le tensioni sono alimentate da controversie di natura etnica e coloniale, scatenate dalla discussa riforma costituzionale sull’elettorato. Inoltre, le isole sono colpite da una crisi economica legata al settore del nichel. Questo prezioso minerale avrebbe dovuto portare prosperità alla Nuova Caledonia, essendo essenziale per la transizione energetica in corso. Tuttavia, gli investitori stanno abbandonando l’arcipelago e la disoccupazione sta colpendo una vasta parte della popolazione indigena.

Da evidenziare anche le accuse mosse da Parigi contro l’Azerbaigian, accusato di contribuire alla destabilizzazione dell’arcipelago. Con quasi il 30% delle riserve mondiali di nichel, la Nuova Caledonia sembrava destinata a un’economia prospera sostenuta da un’industria mineraria fiorente. Tuttavia, la produzione di nichel è crollata e gli investitori nazionali e stranieri stanno pianificando di abbandonare l’arcipelago a causa delle restrizioni all’esportazione e degli elevati costi energetici.

Le violente proteste sono esplose a seguito di una proposta di riforma costituzionale che avrebbe ampliato il corpo elettorale, consentendo a un maggior numero di cittadini non indigeni di partecipare alle elezioni locali. Questa proposta ha scatenato la rabbia della popolazione indigena, con scontri, incendi dolosi e attacchi alle forze dell’ordine.

La Nuova Caledonia è diventata una fonte di preoccupazione per il presidente Emmanuel Macron, che teme di perdere il controllo su questo territorio tumultuoso. La presenza di un elevato numero di armi da fuoco sull’arcipelago aggiunge ulteriore tensione alla situazione. Macron ha dichiarato lo stato di emergenza e conferito maggiori poteri all’esecutivo per gestire la crisi in corso.

Parigi ha accusato l’Azerbaigian di sostenere i separatisti nella Nuova Caledonia, ma Baku ha respinto tali accuse. La crisi economica e le disparità ereditate dal periodo coloniale sono tra le principali cause degli scontri in corso.

La popolazione indigena, nota come Kanak, rappresenta circa il 40% dei residenti sull’isola e affronta difficoltà socioeconomiche significative. Le prime agitazioni sono iniziate nel 2023 a seguito dell’annuncio della chiusura delle principali fabbriche di nichel, che avrebbe aumentato il tasso di disoccupazione.

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La mappa delle miniere e degli impianti di produzione del nichel in Nuova Caledonia dell’azienda Le Nickel-Sln, filiale della società francese Eramet. Immagine Eramet

Il malcontento tra i Kanak è cresciuto anche a causa del “patto sul nichel”, un accordo di sussidi criticato come un patto coloniale che conferisce troppo potere a Parigi rispetto alle autorità locali. La Nuova Caledonia rappresenta una sfida per Macron, che deve affrontare le proteste e le insurrezioni che si stanno diffondendo in diverse ex colonie francesi.

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  • PublishedMay 17, 2024