Il monaco cattolico transgender: una sfida per la Chiesa
La trasformazione di Christian Matson e il dibattito sulla transizione di genere nella fede
Il monaco statunitense Christian Matson ha recentemente dichiarato pubblicamente di essere transgender, ottenendo l’autorizzazione dal vescovo John Stowe della diocesi di Lexington, in Kentucky. Questa rivelazione ha suscitato un forte impatto all’interno della comunità cattolica, poiché Matson ha sottolineato la necessità che la Chiesa si confronti con le persone transgender che non intendono rinunciare alla propria identità per motivi di fede.
Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini, ha partecipato attivamente alla giornata della visibilità transgender, dimostrando un’apertura e una sensibilità verso queste tematiche all’interno della Chiesa.
Matson, 39enne, ha sottolineato che la sua transizione di genere è avvenuta durante gli anni del college, quattro anni dopo la sua conversione al cattolicesimo nel 2010. Cresciuto nella chiesa presbiteriana, il monaco ha evidenziato che la sua transizione rappresenta un aspetto della sua storia medica più che un elemento centrale della sua identità personale.
Nell’intervista rilasciata alla testata Religious News Service, Matson ha ribadito che la Chiesa non ha il diritto di escludere le persone transgender, in quanto tutti sono chiamati da Dio a far parte della comunità ecclesiale. L’obiettivo del monaco è quello di avviare un dialogo costruttivo su un tema delicato e complesso come la transizione di genere.
Questa dichiarazione pubblica di Matson ha scosso la comunità cattolica statunitense, soprattutto alla luce della recente pubblicazione del trattato “Infinite Dignity” da parte del Vaticano. In questo documento, la Chiesa ribadisce la propria posizione su questioni come la fluidità di genere, l’aborto e l’eutanasia, sottolineando l’importanza di accettare la vita come un dono divino e respingendo concetti come l’autodeterminazione personale che potrebbero andare contro la volontà di Dio.
