La spaccatura nell’estrema destra europea: Marine Le Pen si separa dall’Afd
Polemiche e alleanze nell'ultradestra europea in vista delle elezioni dell'Eurocamera
Un terremoto ha scosso la casa dei sovranisti europei con la separazione del partito Rassemblement National di Marine Le Pen da Alternative für Deutschland (Afd), rappresentante dell’estrema destra tedesca. La decisione della Lega di Matteo Salvini di seguire le orme dell’alleato transalpino ha confermato una spaccatura che si era delineata da tempo, ma che è esplosa dopo le dichiarazioni dell’eurodeputato Maximilian Krah, principale candidato del gruppo Identità e democrazia alla presidenza della Commissione Ue. Krah, già sotto indagine preliminare per rapporti e finanziamenti sospetti da Russia e Cina, ha rilasciato interviste al quotidiano La Repubblica e al Financial Times con affermazioni controverse.
Le polemiche sono esplose quando il politico tedesco ha dichiarato che non tutti i membri delle SS erano criminali di guerra, sottolineando che tra i 900mila membri c’erano anche molti contadini e che non tutti erano criminali. Queste dichiarazioni hanno scatenato una serie di reazioni che potrebbero influenzare gli equilibri all’interno dell’ultradestra europea a poche settimane dalle elezioni dell’Eurocamera.
Al Parlamento europeo, il Rassemblement National siede nel gruppo Identità e democrazia (Id), lo stesso gruppo cui aderiscono Lega e Afd. La separazione era nell’aria da tempo, con Marine Le Pen che aveva già espresso dubbi sulla strategia europea che ignorava i tedeschi, definendoli “l’elefante nella stanza”. Il partito di Le Pen si è stancato di dover dare spiegazioni dopo le continue polemiche che coinvolgono l’Afd, con molti membri coinvolti in processi per azioni violente.
Marine Le Pen ha cercato di rinnovare il suo partito, cercando di attrarre anche l’elettorato ebraico e concentrandosi sull’immigrazione nordafricana. Ha preso le distanze dalle posizioni negazioniste e antisemite del padre Jean Marie Le Pen, fondatore del Front National. Al contrario, l’Afd si è radicalizzato, avvicinandosi ai movimenti neonazisti, come dimostrato dalla multa inflitta al leader Björn Höcke per aver utilizzato uno slogan delle SA, la milizia paramilitare nazionalsocialista di Adolf Hitler.
La conferma della spaccatura con l’Afd è arrivata dal nuovo presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, che ha annunciato la fine dei rapporti con il partito tedesco. La Lega si è schierata al fianco degli alleati transalpini, sottolineando l’allineamento con Marine Le Pen. L’Afd ha risposto escludendo Maximilian Krah da eventi elettorali e pubblici, in un tentativo forse di ricucire con gli ex alleati di Rn.
La nuova strategia di Marine Le Pen mira a superare il “cordone sanitario” che circonda l’estrema destra a Bruxelles e a ottenere una credibilità politica che le permetta di accedere sia all’Eliseo che a ruoli di potere nelle istituzioni europee, obiettivi finora preclusi. La distanza dall’Afd deriva da questa nuova strategia, che cerca di emulare il modello offerto da Giorgia Meloni, presidente del consiglio italiano, nel tagliare i legami con i movimenti neofascisti e neonazisti per ottenere un sostegno dal Partito popolare europeo.
Le urne sono cruciali per Le Pen, con i sovranisti di Identità e democrazia in vantaggio rispetto ai conservatori di Ecr. Le alleanze e le nomine in Commissione saranno decisive per il futuro politico dell’ultradestra europea. Le ipotesi in gioco includono l’espulsione dell’Afd e un possibile avvicinamento al Ppe, oppure la fusione dei partiti dell’ultradestra europea in una nuova famiglia politica, con Meloni e Le Pen che potrebbero contendersi un unico trono, una prospettiva tutta da verificare.
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