Notizie

Crisi e violenze in Nuova Caledonia: poliziotto uccide civile durante rivolte

Emmanuel Macron visita l'arcipelago francese nel Pacifico in tumulto

Crisi e violenze in Nuova Caledonia: poliziotto uccide civile durante rivolte

Un uomo di 48 anni è stato ucciso da un poliziotto in Nuova Caledonia, l’arcipelago francese nel Pacifico, teatro di violenti scontri da oltre una settimana. Questo tragico evento rappresenta la prima volta in cui un civile perde la vita per mano delle forze dell’ordine dall’inizio delle violenze il 13 maggio. L’omicidio è avvenuto il 24 maggio, subito dopo la visita del presidente Emmanuel Macron nel territorio francese del Pacifico, dove si era recato per cercare di calmare gli animi di una parte degli abitanti indigeni conosciuti come Kanak.

Secondo quanto riferito dai magistrati locali, l’agente di polizia coinvolto insieme a un collega è stato fisicamente attaccato da un gruppo di circa quindici persone a Dumbea, nei pressi della capitale Noumea. In una situazione di pericolo, il poliziotto si è visto costretto a estrarre la sua arma e a sparare un colpo per liberarsi dal conflitto fisico. La vittima è la settima persona deceduta in poco più di una settimana, da quando sono iniziate le rivolte nell’arcipelago francese della Nuova Caledonia, tra cui figurano anche due gendarmi. L’agente responsabile dello sparo è stato posto sotto custodia, mentre il procuratore ha avviato un’indagine per omicidio colposo, procedura automatica in Francia quando un poliziotto è coinvolto in un decesso.

La visita di Emmanuel Macron, avvenuta il giorno prima dell’omicidio, ha evidenziato la complessa situazione politica e sociale dell’arcipelago. Macron, pur non accogliendo la richiesta di ritirare la riforma sul diritto di voto che ha scatenato le proteste, si è impegnato a garantire un dialogo costruttivo per giungere a un accordo. Tuttavia, le parole del presidente francese sono state considerate vaghe dai Kanak, che aspirano all’autodeterminazione e all’indipendenza dall’amministrazione francese.

La crisi economica, aggravata dalla crisi del nichel, ha contribuito alla tensione sociale nell’arcipelago. L’interruzione delle estrazioni minerarie ha generato disoccupazione, colpendo principalmente la popolazione indigena. Macron ha ammesso di essere stato sorpreso dalla violenza delle rivolte, definendole un movimento insurrezionale senza precedenti.

Per ripristinare l’ordine, il governo francese ha dichiarato lo stato di emergenza e ha vietato l’uso di Tik Tok, accusato di alimentare i disordini pubblici. Questa decisione ha sollevato polemiche e critiche, ma è stata confermata nonostante le opposizioni. Il blocco dei social network è una mossa inusuale per la Francia e l’Unione europea, che di solito mantengono un dialogo aperto con le piattaforme digitali.