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Il massacro di Srebrenica: una ferita aperta in Europa

La risoluzione ONU, l'opposizione della Serbia e il dolore dei parenti delle vittime

Il massacro di Srebrenica: una ferita aperta in Europa

Il massacro di Srebrenica è una delle pagine più nere della storia recente del continente europeo, rimanendo una ferita aperta nonostante siano passati quasi tre decenni. Nel luglio del 1995, circa 8mila persone furono uccise in un’operazione di pulizia etnica nei Balcani ad opera delle forze serbo-bosniache. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato il 23 maggio di quest’anno per istituire una giornata annuale di ricordo di questo genocidio, con l’opposizione del governo serbo. La risoluzione è stata proposta da Germania e Ruanda, Paesi che hanno vissuto genocidi nel XX secolo, ottenendo 84 voti a favore, 19 contrari e 68 astensioni. La giornata scelta per la commemorazione sarà l’11 luglio.

Cosa è accaduto a Srebrenica

Nel corso delle guerre dei Balcani, la città di Srebrenica era diventata un’enclave protetta dalle Nazioni Unite. Tuttavia, l’11 luglio 1995, pochi mesi prima della fine della guerra civile in Bosnia, le forze serbo-bosniache conquistarono il territorio e uccisero circa 8mila uomini e adolescenti musulmani. Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty) e la Corte internazionale di giustizia hanno definito questo crimine come genocidio.

La risoluzione approvata cerca di favorire la riconciliazione nel presente e nel futuro, come dichiarato dall’ambasciatrice tedesca all’Onu Antje Leendertse. Su richiesta del Montenegro e per allentare le tensioni, è stato specificato che la colpevolezza del genocidio è individualizzata e non può essere attribuita a nessun gruppo etnico, religioso o comunità nel suo complesso.

L’opposizione della Serbia

Nonostante le accortezze diplomatiche, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha reagito con furia alla risoluzione, sostenendo che la celebrazione aprirebbe vecchie ferite e creerebbe caos politico. Dopo il voto, Vucic si è avvolto nella bandiera serba e ha pubblicato un video sui social in cui esprimeva il suo dissenso. Pur non negando gli omicidi di Srebrenica, ha accusato i Paesi che hanno approvato la risoluzione di chinare la testa davanti a tutte le vittime del conflitto in Bosnia. Gli altri Stati dell’ex Jugoslavia hanno votato a favore della risoluzione, mentre alcuni Paesi dell’Unione Europea si sono astenuti.

Srebrenica, quando l’Occidente lasciò massacrare oltre 8mila musulmani

L’appoggio della Russia alla Serbia

Nonostante siano trascorsi quasi trent’anni dalla fine delle guerre nei Balcani, in alcuni territori la tensione non si è mai del tutto placata. In particolare, nella Repubblica Srpska, una delle due entità della Bosnia-Erzegovina, si respira aria di secessione. Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik ha negato l’accaduto a Srebrenica, affermando che la sua amministrazione non riconoscerà la risoluzione delle Nazioni Unite. La Russia ha sostenuto la Serbia in questa posizione, cercando di rafforzare i legami tra Vucic e Putin. L’ambasciatore russo all’Onu ha commentato che se l’obiettivo era dividere l’Assemblea Generale, allora ci sono riusciti brillantemente.

Il dolore dei parenti delle vittime

Il crimine di Srebrenica è considerato la peggiore atrocità avvenuta in Europa dopo la seconda guerra mondiale. La risoluzione condanna qualsiasi negazione del genocidio e invita i Paesi membri delle Nazioni Unite a preservare i fatti accertati. Il dibattito all’Onu rappresenta un momento significativo per i parenti delle vittime, come nel caso di Kada Hoti, che ha perso il figlio, il marito e due fratelli nel massacro. Hoti, che co-dirige un’associazione di madri di Srebrenica, ha dichiarato che coloro che hanno portato il loro popolo a negare il genocidio devono accettare la verità per trovare la pace e andare avanti con le loro vite.

Staff
  • PublishedMay 24, 2024