Ilaria Salis: dalla detenzione ai domiciliari a Budapest
La vicenda dell'attivista italiana coinvolta in un processo controverso
Ilaria Salis, la 39enne italiana coinvolta in un processo a Budapest per l’accusa di aver aggredito militanti di estrema destra, si è presentata in tribunale per una nuova udienza senza catene alle caviglie, poiché è stata trasferita ai domiciliari dopo essere stata detenuta in carcere per diversi mesi nella capitale ungherese.
Accompagnata dai suoi genitori, Salis è giunta in tribunale in taxi, passando rapidamente davanti ai giornalisti e al gruppo di amici, tra cui Zerocalcare, che l’attendevano all’esterno. Questa è la terza udienza del processo, durante la quale ha ringraziato coloro che l’hanno sostenuta.
Salis è stata arrestata l’11 febbraio del 2023 insieme a giovani tedeschi per aver presuntamente aggredito tre militanti neonazisti a Budapest. Le immagini della donna condotta in aula con le catene hanno suscitato polemiche sulle condizioni di detenzione. Dopo diversi tentativi, il tribunale ha concesso i domiciliari il 15 maggio, permettendo a Salis di lasciare la prigione dopo 15 mesi di reclusione, previo pagamento di una cauzione di 40 mila euro e l’obbligo di rimanere a Budapest con un braccialetto elettronico.
Attualmente candidata alle elezioni europee con la lista di Avs-Alleanza Verdi e Sinistra come capolista nel Nord-Ovest, la concessione dei domiciliari è stata accolta positivamente dall’ambasciatore italiano a Budapest, Manuel Jacoangeli, che ha dichiarato che l’ambasciata avrebbe sostenuto una richiesta di domiciliari in Italia.
Tuttavia, durante la terza udienza del processo, è scoppiata una polemica quando il giudice ha rivelato l’indirizzo dove Salis sta scontando i domiciliari. Il padre della donna ha immediatamente chiesto all’ambasciatore italiano di intervenire, sottolineando che l’indirizzo dovrebbe essere protetto e non reso pubblico.
Roberto Salis ha manifestato preoccupazione per la sicurezza della figlia, soprattutto dopo che l’immagine di Ilaria Salis impiccata è apparsa su un muro vicino all’ambasciata italiana. La famiglia ha cercato di mantenere riservatezza sul domicilio della donna per evitare possibili rappresaglie da parte di filonazisti ungheresi, che sembrano aspettarsi la scarcerazione dell’attivista milanese.