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La battaglia per i diritti dei giovani transgender: il caso della triptorelina

Le sfide e le preoccupazioni delle famiglie di adolescenti transgender in Italia

La battaglia per i diritti dei giovani transgender: il caso della triptorelina

Le parole amare di Cinzia Messina, presidente dell’associazione “Affetti oltre il genere”, risuonano con forza dopo la protesta dei genitori di adolescenti transgender avvenuta il 23 maggio sotto la sede romana dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Questi genitori si sono incatenati per esprimere la loro preoccupazione riguardo al tavolo tecnico istituito dal ministero della Salute e dalla Famiglia, il quale mira a rivedere le linee guida sul trattamento della disforia di genere.

Le catene simboleggiano le costrizioni e gli ostacoli che i figli adolescenti con incongruenza di genere devono affrontare nel tentativo di accedere alle terapie farmacologiche. In particolare, le famiglie chiedono di non limitare ulteriormente l’accesso alla triptorelina, il farmaco che rallenta lo sviluppo puberale.

La triptorelina è un medicinale che, se somministrato agli adolescenti che ne fanno richiesta, offre loro il tempo necessario per valutare consapevolmente un eventuale percorso di transizione di genere. Questo aiuta a ridurre significativamente le sofferenze derivanti dalla disforia di genere, evitando episodi di autolesionismo, disturbi alimentari e isolamento sociale.

Nel 2019, la triptorelina è stata inclusa nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale per i casi selezionati di disforia di genere, con diagnosi confermata da un’équipe specialistica e multidisciplinare. Tuttavia, attualmente si sta discutendo la possibilità di rimuovere la triptorelina dal Servizio sanitario nazionale, sollevando interrogativi sul reale interesse di garantire il benessere dei giovani piuttosto che tagliare i costi.

La vicenda dell’ospedale Careggi di Firenze ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo all’utilizzo della triptorelina. Secondo un’interrogazione parlamentare, il farmaco veniva somministrato a bambini di 11 anni senza un adeguato supporto psicoterapeutico e psichiatrico, evidenziando criticità nel percorso di trattamento della disforia di genere nei minori.

Dopo l’interrogazione, il ministero della Salute ha avviato un’ispezione sui percorsi di trattamento della disforia di genere nei minori e sull’uso della triptorelina. Inoltre, la procura di Firenze ha aperto un’inchiesta sulla prescrizione di farmaci per minorenni con disforia di genere al Careggi, senza ipotesi di reato o indagati.

Il rischio attuale è che venga limitata drasticamente la prescrizione dei farmaci ormonali nel trattamento della disforia di genere dei minori, con requisiti ancora più stringenti, mettendo a rischio il benessere e la salute di questi giovani.

Le associazioni che si occupano di identità trans e adolescenti con disforia di genere sono state escluse dal tavolo interministeriale che sta redigendo le nuove linee guida, una decisione che ha sollevato perplessità considerando che solitamente le associazioni di pazienti vengono coinvolte in simili processi decisionali.

Nonostante le sfide e le difficoltà, le famiglie e le persone coinvolte in questa battaglia per i diritti e la salute dei giovani transgender non intendono restare in silenzio. Lottano per rendere visibile la loro realtà e garantire che i loro figli e figlie abbiano accesso alle cure e al supporto di cui hanno bisogno, come qualsiasi altro cittadino.

Staff
  • PublishedMay 24, 2024