Cronaca

Omicidio premeditato nella polizia locale: la verità dietro il tragico evento

La ricostruzione del gip svela i dettagli scioccanti dell'omicidio di Sofia Stefani

Omicidio premeditato nella polizia locale: la verità dietro il tragico evento

Un omicidio, non un incidente, è quanto sostiene il gip di Bologna Domenico Truppa riguardo alla morte di Sofia Stefani avvenuta il 16 maggio nella stanza del comando della polizia locale di Anzola insieme a Giampiero Gualandi. Secondo il giudice, Gualandi aveva già in mente di compiere l’omicidio quando è avvenuto il tragico evento.

La ricostruzione del giudice indica che tra i due è iniziata una discussione accesa, culminata con il tragico colpo di arma da fuoco. Gualandi, esasperato, avrebbe impugnato la pistola e premuto il grilletto contro la donna, per poi cercare di simulare un incidente chiamando il 118.

Il gip Truppa ha sottolineato che non si tratta di un incidente, bensì di un gesto premeditato, contrariamente a quanto sostenuto dall’indagato. Gualandi, consapevole di incontrare la ex collega quella mattina, aveva premeditato l’azione, prendendo l’arma dall’armeria e predisponendo una difesa sulla presenza della pistola.

Il giudice ha descritto Gualandi come un individuo dalla pericolosità sociale evidente, evidenziando la mancanza di controllo e la freddezza dimostrata nell’utilizzo dell’arma con effetto letale.

Le indagini hanno rivelato i messaggi scambiati tra Gualandi e Stefani fino a due giorni prima del delitto, evidenziando lo stato di esasperazione dell’uomo per la presenza costante della donna nella sua vita. Gli scambi di messaggi erano inequivocabili, con Gualandi che esprimeva il suo esaurimento emotivo e la volontà di porre fine alla situazione.

La tensione accumulata ha portato alla tragica discussione nella stanza dell’ufficio, culminata con il gesto fatale di Gualandi. Le chiamate ripetute di Stefani a Gualandi quel giorno testimoniano la pressione emotiva presente tra i due.

Oggi è iniziata l’autopsia sul corpo della vigilessa 33enne, con la procura che ha incaricato un medico legale di Parma per gli accertamenti. Gli avvocati di Gualandi e della famiglia della vittima si stanno preparando per il processo, con la prospettiva di un ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la revisione della custodia in carcere.

La consulenza balistica potrebbe essere determinante per chiarire la dinamica del delitto, con la procura convinta che si tratti di un gesto volontario da parte di Gualandi. Sarà necessario attendere 90 giorni per conoscere i risultati e forse scoprire la verità dietro questo tragico evento.