Cronaca

Il Ponte sullo Stretto: Nuove Prospettive e Sfide Legali

Un'analisi approfondita svela possibili violazioni di legge e implicazioni sismiche

Il Ponte sullo Stretto: Nuove Prospettive e Sfide Legali

L’ultimo consiglio comunale aperto di Villa San Giovanni ha portato un nuovo colpo di scena per il ponte sullo Stretto. Durante l’assemblea di ieri, che si focalizzava sugli espropri in sospeso a causa dell’impasse del progetto, l’amministrazione ha sollevato un tema cruciale: la possibile illegittimità della grande opera a causa di una presunta violazione di legge. In particolare, si è evidenziato che almeno la metà calabrese del ponte sullo Stretto potrebbe violare l’obbligo di non edificabilità stabilito dal programma delle zone instabili, basato su un’indagine condotta dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) e successivamente recepito da una legge della Regione Calabria.

Questa area è proprio quella in cui dovrebbe sorgere uno dei piloni del ponte, coincidente con una faglia sismica attiva. Tale allarme era già emerso da uno studio dell’Università di Catania, citato anche da Anac durante un’audizione relativa all’approvazione del decreto Ponte. Successivamente, è stata fornita una prova fotografica scioccante dal satellite Copernicus, che ha mostrato i movimenti del terreno nella W-Fault, ovvero nella zona tra Cannitello, Villa San Giovanni e Campo Calabro, nonché in un punto tra Gallico e Catona.

Recentemente, l’ingegnere Paolo Nuvolone ha redatto uno studio specifico che il comune di Villa San Giovanni presenterà presto come parte delle nuove osservazioni inviate al ministero. Nuvolone non si è limitato a esaminare i dati relativi alla faglia, ma ha anche fatto riferimento alla legge regionale n. 40 del 31 dicembre 2015 sull’urbanistica, l’uso e la tutela del territorio, che ha integrato la legge 19 del 2002.

È importante sottolineare che nel 2009, in seguito al terremoto dell’Aquila, la Regione Abruzzo ha avviato un’azione per la protezione civile al fine di identificare le faglie attive e mitigare i rischi con precise previsioni di trasformazione per le aree edificate o da edificare. Questo ha portato alla nomina di una commissione tecnica per la microzonazione sismica, la quale ha stabilito che nelle zone con faglie attive, le infrastrutture devono essere delocalizzate o sottoposte a specifici programmi di verifica.

Nel caso del territorio reggino interessato al ponte sullo Stretto, i punti di ancoraggio, il pilone, il pontile e gli svincoli si trovano all’interno della faglia che ha causato il terremoto del 1908. Questa zona è soggetta a particolari restrizioni per le opere esistenti e non delocalizzabili, mentre è vietata la costruzione di nuove strutture.

Se inizialmente Pietro Ciucci aveva rassicurato sulla capacità dell’infrastruttura di resistere a un grave terremoto generato dalla W-Fault, ora la questione si complica ulteriormente poiché sembra che la posizione stessa del ponte possa essere illegale. Nonostante si possa sostenere che il progetto originale preceda la normativa attuale, è emerso che gli studi sulle faglie erano già stati condotti all’epoca, e che uno dei membri della commissione per la microzonazione sismica era Mauro Dolce, attualmente membro del comitato scientifico della Stretto di Messina.

L’amministrazione di Villa San Giovanni ha annunciato il deposito dello studio di Nuvolone presso la commissione ministeriale per la Valutazione di Impatto Ambientale, ma resta il problema dei mesi aggiuntivi richiesti per rispondere alle numerose integrazioni richieste dal Mase. Questo tempo potrebbe essere impiegato per affrontare le questioni legate alla zona sismica, anche se non è ancora chiaro in che modo.

Per rispettare la legge, potrebbe essere necessario spostare il pilone reggino o dimostrare che la faglia non è attiva, come affermano due studi e le immagini satellitari. Ciò che è certo in questo intricato scenario è che il progetto attuale è obsoleto e superato, su diversi fronti. Dopo le valutazioni ambientali, paesaggistiche, di sicurezza, materiali e costi, ora si aggiunge anche la questione legale.

Contrariamente a quanto affermato da Ciucci, sembra che il progetto debba essere quasi completamente rivisto. Se ciò dovesse accadere, i tempi e i costi per una rielaborazione completa non sarebbero compatibili con l’obiettivo del ministro Salvini di posare la prima pietra entro la fine dell’anno. Questo genera preoccupazioni sia per i residenti di Villa San Giovanni, che temono cantieri abbandonati, sia per il rischio che la costruzione del ponte non parta nemmeno questa volta, rimanendo un’utopia leggendaria da quasi cinquant’anni.