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L’impatto delle immagini generate dall’intelligenza artificiale

Fake news, deepfake e disinformazione: il ruolo cruciale dell'IA

L’impatto delle immagini generate dall’intelligenza artificiale

Capelli o texture della pelle dall’aspetto innaturale, volti deformati, anomalie dei denti: sono solo alcuni degli errori più comuni presenti nelle immagini generate con l’intelligenza artificiale. Tra le applicazioni text-to-image, che consentono di creare o modificare le foto attraverso comandi testuali, possiamo citare Midjourney, la piattaforma che ha generato la foto del Papa con il piumino, e Dall-E, il modello di IA generativa sviluppato da OpenAI, la società dietro a ChatGPT e Sora, per fare solo due esempi importanti.

Oggi, l’intelligenza artificiale è tutt’altro che infallibile. Se l’occhio umano fatica a riconoscere la differenza tra foto reali e foto create dall’IA, esistono piattaforme in grado di farlo. È il caso di IdentifAI, la piattaforma software italiana che nasce da un nuovo diritto umano: conoscere l’origine di ciò che la propria mente fruisce ogni giorno. Marco Ramilli, founder di IdentifAI, ha dichiarato a Today.it: “Se il contenuto digitale è cibo di cui ci nutriamo, le fake news sono il veleno che dobbiamo evitare”.

Disinformazione e intelligenza artificiale sono temi centrali nel dibattito pubblico. Mentre la disinformazione è stata definita la minaccia più rilevante secondo il Global Risks Report 2024 del World Economic Forum, che ha coinvolto 1.490 esperti, l’impetuosa crescita dell’IA stimola il dibattito politico. La recente approvazione dell’AI act dell’UE è un esempio di quadro giuridico per regolamentare questa nuova tecnologia.

La manipolazione nell’era dell’intelligenza artificiale è un tema caldo. Ramelli spiega: “Allo stato attuale è difficile distinguere se un’immagine sia reale o generata artificialmente. Con la nostra piattaforma software abbiamo voluto fare leva sulla stessa IA, addestrando dei modelli capaci di scovare foto o filmati creati in modo innaturale”. IdentifAI, ancora in fase beta ma con risultati promettenti, offre un’interfaccia grafica per caricare manualmente le immagini da verificare, con l’aggiunta dei video nella prossima versione.

Le fake news, o “bufale”, possono generare ansia e apprensione nei cittadini. Un sondaggio condotto da Ipsos per l’Unesco su oltre 8mila persone in 16 Paesi ha rivelato che l’85% degli intervistati è preoccupato per l’impatto della disinformazione online. In un momento storico in cui i social media sono la principale fonte di informazione per la maggior parte dei cittadini, le fake news e i deepfake possono alterare il futuro di gruppi di persone e manipolare il credo politico in periodi elettorali, come nel caso delle foto false di Donald Trump con afroamericani.

Ramelli conclude: “Non pretendo che il nostro software risolva ogni problema, ma credo rappresenti un valido strumento per agenzie pubblicitarie, testate giornalistiche e cittadini nel fugare eventuali dubbi. Parlo lingue che non ho mai studiato e presto succederà anche a voi, ma non è solo una buona notizia”.

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