Cronaca

Amanda Knox: Verità e Giustizia a 17 Anni dall’Assassinio di Meredith Kercher

La battaglia legale di Amanda Knox per scagionare il suo nome e la verità sull'omicidio di Meredith Kercher.

Amanda Knox: Verità e Giustizia a 17 Anni dall’Assassinio di Meredith Kercher

La corte d’Assise d’appello ha confermato la condanna a tre anni per calunnia nei confronti di Amanda Knox a Patrick Lumumba. Lumumba, ex datore di lavoro di Amanda presso un pub di Perugia, fu accusato dall’americana dell’omicidio di Meredith Kercher e trascorse 14 giorni in detenzione prima di essere scagionato.

Oggi, 5 maggio, dopo sette mesi dall’accoglimento del ricorso contro la condanna per calunnia, Amanda Knox è tornata al palazzo di giustizia di Firenze per difendersi nuovamente e scagionare definitivamente il suo nome dalle false accuse. Sono passati 17 anni dall’assassinio di Meredith, la studentessa inglese uccisa in un appartamento di Perugia la notte del primo novembre 2007.

Amanda Knox e Raffaele Sollecito, la coppia di fidanzati all’epoca ventenni, furono condannati in primo grado e successivamente assolti in via definitiva dalla Cassazione nel processo bis dopo aver scontato quattro anni di carcere. L’unico condannato per l’omicidio di Meredith, a 16 anni in rito abbreviato, è stato Rudy Guede. Con la sentenza odierna si è chiuso l’ultimo capitolo giudiziario aperto per Knox.

Parlando davanti alla Corte d’assise d’appello, Amanda Knox ha reso alcune dichiarazioni spontanee. Ha ribadito di non poter essere il testimone che volevano contro Patrick e di non sapere chi fosse l’assassino. Ha raccontato di essere stata ingannata e maltrattata dalla polizia, cercando di fare la cosa giusta in un momento di crisi.

La sorella di Meredith Kercher ha espresso il suo sfogo, sottolineando che Guede non ha agito da solo e chiedendo dove siano gli altri responsabili. Knox ha parlato della sua esperienza in questura a Perugia, sottolineando di essere stata esausta, confusa e costretta a sottomettersi.

Ha spiegato di aver scritto un memoriale in inglese consegnato a un’ispettrice prima di essere portata in carcere, in cui non ripeteva quanto detto durante gli interrogatori. Ha dichiarato di aver chiesto un foglio di carta per scrivere quel documento con l’obiettivo di ritrattare, non mentendo ma cercando di capire la verità di fronte alle immagini confuse nella sua mente.

Amanda Knox ha descritto la notte precedente all’arresto come la peggiore della sua vita, dopo aver scoperto l’amica vittima di un delitto orrendo in casa. Ha parlato della sua vulnerabilità in quel momento, sotto choc, esausta e lontana dalla famiglia.

Riguardo all’accusa di calunnia, Knox ha ribadito di non aver mai voluto calunniare Patrick, considerandolo un amico che si era preso cura di lei e consolata per la perdita dell’amica. Ha chiesto umilmente di essere dichiarata innocente prima che la Corte di Firenze si ritirasse in camera di consiglio.