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Scandalo sfruttamento lavorativo: indagine su Manufactures Dior

Pratiche illegali nei laboratori italiani di Dior: condizioni di lavoro allarmanti

Scandalo sfruttamento lavorativo: indagine su Manufactures Dior

Borse e altri articoli di lusso targati Dior, prodotti in opifici di operai cinesi, sono stati al centro di un’indagine che ha portato alla luce pratiche di sfruttamento lavorativo. La Manufactures Dior, società operativa del ramo italiano di Christian Dior Italia, parte del gruppo francese Lvmh di Bernard Arnault, è stata coinvolta in un procedimento giudiziario a Milano.

Il tribunale ha deciso di nominare un amministratore giudiziario per riallineare l’azienda alle normative legali e contrastare il fenomeno del caporalato. L’indagine, coordinata dal pm Paolo Storari e condotta dai carabinieri di Milano, ha rivelato che la Manufactures Dior non ha effettuato i controlli necessari sulle società a cui aveva appaltato la produzione degli articoli.

Le condizioni di lavoro scoperte nei laboratori delle province di Milano, Monza e Brianza erano allarmanti: 32 lavoratori irregolari, di cui 7 in nero e 2 clandestini, operavano in condizioni di sfruttamento, con paghe sotto la soglia legale, orari non conformi e ambienti insalubri. Vi erano gravi violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.

Secondo la procura, l’abbattimento dei costi di produzione consentiva di aumentare il margine di profitto. Emergerebbe chiaramente l’esistenza di una catena produttiva che sfruttava manodopera in nero e clandestina, non forniva formazione sui rischi lavorativi, trascurava le visite mediche, utilizzava macchinari non conformi e ricorreva ad ambienti abitativi abusivi per avere una forza lavoro disponibile 24 ore su 24.