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Emergenza suicidi dietro le sbarre: un grido di dolore trascurato

La tragica realtà dei suicidi nelle carceri italiane e la necessità di interventi urgenti

Emergenza suicidi dietro le sbarre: un grido di dolore trascurato

Un’emergenza poco raccontata è quella dei suicidi dietro le sbarre, un tema che fatica a emergere oltre alle brevi notizie di cronaca. Recentemente, nel carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, un detenuto italiano di 34 anni si è tolto la vita. Quest’uomo era stato trasferito per motivi di ordine e sicurezza da Carinola, in provincia di Caserta, dove aveva precedentemente aggredito quattro agenti penitenziari.

Altri casi si sono verificati di recente, come il suicidio di un collaboratore di giustizia nel carcere di Ferrara, che ha portato a una doppia perdita per lo Stato. Gennarino De Fazio della Uilpa Polizia Penitenziaria ha sottolineato come il governo abbia fallito nel salvaguardare la vita di chi è sotto la sua custodia e nel sfruttare le risorse dei collaboratori di giustizia nella lotta alla criminalità organizzata.

Ulteriori episodi si sono verificati, come il tentativo di suicidio di un detenuto minorenne di origine magrebina nel carcere Malaspina di Palermo, fortunatamente sventato grazie all’intervento tempestivo degli agenti. Questi sono solo alcuni dei tanti casi che evidenziano un problema grave e trascurato.

Il segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria Spp, Aldo di Giacomo, ha criticato aspramente la passività del governo di fronte a questa situazione. Con ben 42 suicidi dall’inizio dell’anno, il fenomeno ha raggiunto livelli record, senza che siano stati adottati provvedimenti concreti per contrastarlo.

Il tema carcerario, purtroppo, non ha ricevuto l’attenzione che meriterebbe, né durante la campagna elettorale né successivamente. Tuttavia, si è appreso che il governo Meloni starebbe lavorando su un decreto carceri che mira a modificare il sistema dei benefici di legge, con l’obiettivo di alleggerire il carico dei tribunali di sorveglianza, oberati da un’elevata mole di richieste annuali.

La soluzione al sovraffollamento carcerario non può prescindere da misure alternative alla detenzione, come la detenzione domiciliare, i lavori socialmente utili o l’utilizzo del braccialetto elettronico per soggetti non pericolosi per la società. Attualmente, le carceri italiane ospitano oltre 61mila detenuti in una struttura progettata per 51mila posti, evidenziando la necessità di interventi urgenti.

La situazione di disagio dietro le sbarre è evidente, con spazi ridotti, letti sovraffollati, servizi igienici condivisi e limitate possibilità di contatto con i familiari. Aggressioni, suicidi, tentativi di suicidio e conflitti sono all’ordine del giorno, evidenziando la complessità e la criticità del contesto carcerario italiano.

Per affrontare questa emergenza, è necessario non solo aumentare il numero di agenti penitenziari, ma anche potenziare la presenza di psicologi, psichiatri ed educatori all’interno delle strutture carcerarie. Samuele Ciambriello, portavoce nazionale della Conferenza dei garanti locali dei detenuti, ha sottolineato l’importanza di intervenire sull’organizzazione delle carceri e di promuovere progetti di inclusione sociale e di lavoro per i detenuti.

La concezione educativa e il ruolo del carcere nella società devono essere rivisti, affinché si possa garantire un ambiente più umano e rispettoso dei diritti fondamentali delle persone detenute. Il monitoraggio costante delle condizioni di vita dietro le sbarre è un dovere imprescindibile per garantire il rispetto della dignità umana e prevenire tragedie come i suicidi e i tentati suicidi che continuano a verificarsi.

Il numero allarmante di suicidi e tentativi di suicidio dietro le sbarre richiede un intervento urgente e mirato da parte delle istituzioni competenti, al fine di garantire la sicurezza e il benessere dei detenuti e del personale penitenziario.