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Riarmo nucleare globale: spese in aumento e nuove sfide

Analisi sulle potenze atomiche e le tensioni internazionali

Riarmo nucleare globale: spese in aumento e nuove sfide

Durante il conflitto in Ucraina, Vladimir Putin ha minacciato più volte di ricorrere alle armi nucleari. Questa minaccia è stata contrastata dai leader delle potenze atomiche, che nel frattempo hanno aumentato gli investimenti nel settore militare, portando a un aumento del 33% delle spese negli ultimi cinque anni. Nel 2023, la spesa globale per il riarmo nucleare ha quasi raggiunto i 100 miliardi di dollari, registrando un aumento del 13% rispetto all’anno precedente. La spesa militare totale a livello mondiale ha raggiunto i 2.443 miliardi di dollari nel 2023, con un incremento del 6,8% rispetto al 2022, il più significativo dal 2009.

Secondo il rapporto annuale dell’Istituto di ricerca per la pace internazionale di Stoccolma (Sipri), le nove potenze nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele) hanno modernizzato i loro arsenali atomici nel 2023, introducendo nuove armi per potenziare la deterrenza nucleare. Su un totale di circa 12.121 testate nucleari nel gennaio 2024, circa 9.585 sono conservate per un possibile utilizzo. Circa 3.904 di queste testate sono state dispiegate su missili e aerei, con 2.100 di esse mantenute in stato di massima allerta operativa sui missili balistici. La maggior parte di queste testate appartiene alla Russia e agli Stati Uniti, ma per la prima volta si ritiene che la Cina abbia alcune testate in massima allerta operativa.

Il rapporto del Sipri evidenzia che India, Pakistan e Corea del Nord stanno aumentando il numero di testate sui missili balistici, mentre Russia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Cina hanno già compiuto tale passo. Russia e Stati Uniti detengono insieme quasi il 90% di tutte le armi nucleari, con le rispettive scorte militari rimaste relativamente stabili nel 2023. La trasparenza riguardo alle forze nucleari è diminuita in entrambi i paesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Oltre alle scorte militari, Russia e Stati Uniti hanno ciascuno più di 1200 testate precedentemente ritirate dal servizio militare e in fase di smantellamento.

L’arsenale nucleare cinese è aumentato da 410 testate nel gennaio 2023 a 500 nel gennaio 2024, con prospettive di ulteriore crescita. La Cina potrebbe presto schierare un numero limitato di testate missilistiche anche in tempo di pace. La Repubblica popolare ha stanziato circa 296 miliardi di dollari per le forze armate nel 2023, registrando un aumento del 6,0% rispetto al 2022, il 29° incremento annuale consecutivo delle spese militari cinesi. Questo ha spinto molti Paesi dell’Indo-Pacifico ad aumentare le proprie spese militari in risposta alla crescente potenza militare cinese.

La Corea del Nord continua a concentrarsi sul proprio programma nucleare come elemento chiave della strategia di sicurezza nazionale. Si stima che il paese abbia assemblato circa 50 testate e possieda materiale sufficiente per arrivare a 90 testate, con un aumento significativo rispetto al 2023. Nonostante non abbia condotto test nucleari nel 2023, la Corea del Nord ha testato con successo un missile balistico a corto raggio da un silo rudimentale e ha sviluppato missili da crociera per attacchi terrestri con armi nucleari.

Anche Israele, pur non riconoscendo pubblicamente di possedere armi nucleari, sembra stia modernizzando il proprio arsenale nucleare e potenziando il sito di produzione di plutonio a Dimona.

La Nato ha in programma di potenziare il proprio arsenale nucleare di fronte alle crescenti minacce da parte di Russia e Cina. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha dichiarato che l’Alleanza atlantica sta discutendo la possibilità di schierare più armi nucleari. Le consultazioni tra i membri della Nato riguardano il ritiro dei missili dai depositi e la loro messa in stand-by. Stoltenberg ha sottolineato la necessità di consultazioni su questi temi, suscitando critiche da parte del Cremlino che parla di un’ulteriore escalation della tensione.