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Suicidio assistito in Italia: la sfida della Consulta

La battaglia legale sull'aiuto alla morte volontaria e il ruolo del governo

Suicidio assistito in Italia: la sfida della Consulta

A distanza di 5 anni dalla storica sentenza del 2019 della Corte Costituzionale, che ha stabilito che non è punibile chi assiste un malato terminale a morire in determinate condizioni, oggi, 19 giugno, i giudici della Consulta sono chiamati nuovamente a pronunciarsi sul suicidio medicalmente assistito.

La vicenda riguarda Massimiliano, 44enne di San Vincenzo affetto da sclerosi multipla, che nel 2022 è stato accompagnato in Svizzera con un atto di disobbedienza civile da Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, la giornalista Chiara Lalli e l’attivista Felicetta Maltese. Al loro ritorno in Italia, i tre si sono autodenunciati ai carabinieri di Firenze e sono stati indagati. Ora rischiano una condanna da 5 a 12 anni di carcere in base a una legge del 1930 sull’istigazione o aiuto al suicidio.

Al termine delle indagini preliminari, il giudice per le indagini preliminari ha sollevato la questione di legittimità costituzionale su uno dei requisiti fissati nella sentenza del 2019, in particolare il concetto di “sostegno vitale”. La Corte costituzionale aveva stabilito che, per accedere legalmente all’aiuto medico per la morte volontaria, la persona deve essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli, affetta da una patologia irreversibile che causa sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili e dipendente da trattamenti di sostegno vitale.

Tuttavia, nel caso di Massimiliano, secondo quanto dichiarato dall’associazione Coscioni, non era dipendente da un trattamento di sostegno vitale inteso in senso stretto, nonostante fosse totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone. La Cassazione dovrà decidere se ampliare l’interpretazione di cosa costituisca un “sostegno vitale” e cosa no.

Il governo Meloni ha deciso di intervenire nel procedimento, chiedendo che la questione di legittimità costituzionale sia dichiarata inammissibile o infondata. Secondo l’associazione Coscioni, il governo spinge per la condanna di Cappato, Lalli e Maltese per aver aiutato Massimiliano ad accedere all’aiuto per la morte volontaria in Svizzera.

Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva sollecitato il Parlamento a intervenire, sottolineando la lentezza dell’attività parlamentare rispetto a quella della Corte costituzionale. Tuttavia, nonostante gli appelli, il Parlamento è rimasto inerte, come evidenziato anche dalla votazione in Veneto sulla legge sull’assistenza al suicidio.

Dalla sentenza del 2019 della Corte Costituzionale, il Parlamento non ha ancora approvato una legge sul fine vita, lasciando quindi in sospeso il diritto sancito dalla Consulta. Di conseguenza, le Asl devono valutare caso per caso le richieste di morte volontaria, con procedure che possono protrarsi per mesi. La posizione di Fratelli d’Italia sul suicidio assistito è chiara, ma non altrettanto definita è quella dell’intera coalizione di governo.

Il governo ha recentemente fatto ricorso al Tar contro le delibere dell’Emilia Romagna che regolamentavano l’accesso al suicidio medicalmente assistito, contestando la competenza dell’ente regionale e le motivazioni delle linee guida stabilite. Questo ricorso ha sollevato polemiche e dibattiti sul tema del fine vita e sull’inerzia del Parlamento nel legislarvi.

Un sondaggio commissionato dall’Associazione Luca Coscioni ha rivelato che la maggioranza degli italiani, compresi gli elettori di centro-destra, si dichiara favorevole all’eutanasia. Questi dati confermano un ampio sostegno dell’opinione pubblica al diritto all’autodeterminazione individuale in materia di fine vita.

Staff
  • PublishedJune 19, 2024