Cronaca

Sfruttamento e caporalato in Italia: il caso di Satnam Singh

Indagini e operazione contro lo sfruttamento nel lavoro agricolo

Sfruttamento e caporalato in Italia: il caso di Satnam Singh

Satnam Singh, il bracciante indiano deceduto in ospedale a Roma dopo un tragico incidente sul lavoro e successivo abbandono in strada, rappresenta purtroppo solo uno dei tanti migranti che si trovano vittime di sfruttamento in Italia. Proprio oggi, a 24 ore dalla sua morte, le autorità hanno condotto un’operazione contro il caporalato in seguito alle indagini in corso sul caso di Satnam.

I carabinieri, insieme ai colleghi di Napoli e Caserta, hanno eseguito sette ordinanze contro individui accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro agricolo in concorso. Tre di loro sono stati posti in custodia in carcere, altri tre agli arresti domiciliari e il settimo ha l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Inoltre, è stato disposto il sequestro preventivo di 200.000 euro nei confronti di un’azienda agricola legata a due degli indagati. Le indagini sono partite nel giugno del 2023 e hanno rivelato un quadro tragico: sessanta stranieri senza permesso di soggiorno sarebbero stati sfruttati e trattati come schiavi.

Secondo l’accusa, i lavoratori ricevevano salari irrisori, ben al di sotto dei contratti di settore e non proporzionati al lavoro svolto. Erano costretti a subire violazioni ripetute delle norme sull’orario di lavoro, sui periodi di riposo, sulla salute e sicurezza sul lavoro. Dovevano affrontare condizioni lavorative degradanti, sorveglianza invadente e alloggiamenti precari, subendo minacce e soprusi a cui non potevano sottrarsi a causa della loro vulnerabilità.

In particolare, i lavoratori venivano retribuiti con circa 1,80/2,00 euro all’ora, lavorando da 11 a 16 ore al giorno e sottoposti a elevati livelli di stress fisico e psicologico a causa del ritmo serrato. Erano trasportati sui luoghi di lavoro in veicoli pericolanti, seduti su cassette di plastica rovesciate e senza dispositivi di sicurezza adeguati. Mancavano servizi igienici, locali per i pasti e dispositivi di protezione individuale.

I lavoratori erano costretti a lavorare anche sotto la pioggia, riparandosi con buste di plastica nera, senza scarpe e guanti conformi alle normative di sicurezza. Il reclutamento avveniva attraverso una seconda azienda, legata a un altro indagato, tramite un fittizio contratto per la raccolta di prodotti agricoli.

Staff
  • PublishedJune 20, 2024