Processo d’appello per l’omicidio di Serena Mollicone
Richiesta di condanna per ex maresciallo dei carabinieri e famiglia
Nel corso del processo d’appello per l’omicidio di Serena Mollicone, l’accusa ha richiesto la condanna per l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Annamaria e il figlio Marco. Il procuratore generale Francesco Piantoni e il sostituto procuratore presso la corte d’appello, Deborah Landolfi, hanno depositato la memoria conclusiva. Lunedì 24 giugno termineranno la requisitoria nel processo d’appello per l’omicidio della giovane di Arce, in provincia di Frosinone.
I Mottola sono stati assolti in primo grado. Nell’ambito del processo, è stata richiesta l’assoluzione degli altri due imputati, i carabinieri Francesco Suprano, per prescrizione, e Vincenzo Quatrale, per mancanza di prove. Nel processo di primo grado, svoltosi due anni fa al tribunale di Cassino, tutti gli imputati erano stati assolti.
Secondo la ricostruzione dei pm, il giorno della scomparsa di Serena, la giovane entrò nella caserma dei carabinieri di Arce e successivamente si recò nell’alloggio dei Mottola, dove si scatenò una discussione. Durante l’alterco, la giovane avrebbe battuto la testa contro il montante di una porta, perdendo i sensi. L’accusa sostiene che anziché prestare soccorso, la famiglia Mottola l’abbia lasciata morire, per poi abbandonare il corpo nel bosco.
I magistrati hanno anche richiesto alla procura di indagare per falso tre testimoni sentiti nel dibattimento dalla corte d’appello di Roma. Tra di loro c’è Annarita Torriero, amica intima del brigadiere Santino Tuzi, che inizialmente affermò di aver visto Serena in caserma il giorno della scomparsa, ma in seguito ha ritrattato. Allo stesso modo, Massimiliano Gemma, marito di Torriero, e Giampaolo Tomaselli, collega del carrozziere Carmine Belli, sono stati coinvolti in questa vicenda.