Hikikomori: L’isolamento sociale nell’era digitale
Giovani chiusi in casa: tra sindrome culturale e disturbi psichiatrici
I cosiddetti hikikomori sono individui che scelgono di vivere chiusi e isolati in casa, spesso senza mai uscire dalla propria cameretta, trascorrendo intere giornate sui social network e con i videogiochi. Questo comportamento li porta a tagliare i ponti con il mondo reale, chiudendo i rapporti con amici e genitori. Il termine giapponese hikikomori, che significa “stare in disparte”, viene utilizzato per descrivere giovani che si autoconfinano in casa, isolandosi dal resto del mondo per almeno sei mesi.
Il fenomeno è stato riconosciuto per la prima volta in Giappone negli anni Novanta, in un libro dello psichiatra e scrittore giapponese Saito Tamaki. Nonostante ciò, la natura specifica di questo comportamento rimane ancora in parte oscura. Mentre alcuni esperti considerano l’hikikomori come un disturbo psichiatrico, altri lo interpretano come una sorta di sindrome culturale, originariamente legata alle condizioni socio-culturali giapponesi ma ormai diffusa in tutto il mondo, compresa l’Italia.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha recentemente rivelato che in Italia si contano circa 50.000 hikikomori, dati che hanno sollevato nuovamente l’attenzione sul fenomeno. Questi giovani che scelgono l’isolamento sociale possono affrontare gravi conseguenze come depressione, ansia, disturbi dissociativi e autolesionismo.
Secondo un rapporto dell’Ocse, l’abuso del cellulare e dei social media gioca un ruolo chiave nel danneggiare l’attenzione e il rendimento scolastico. Inoltre, uno studio dell’Unesco ha evidenziato gli effetti negativi dell’abuso del cellulare sulla fantasia e la creatività. Numerose analisi confermano l’aumento di stati d’ansia, depressione e isolamento sociale legati alla dipendenza dai dispositivi mobili, oltre alle dinamiche della rete che favoriscono l’isolamento e i disturbi psichiatrici, come il cyberbullismo e il gioco d’azzardo online.
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