Proteste in Kenya: Presidente ritira legge finanziaria 2024 dopo scontri
Manifestazioni contro tasse e corruzione portano a decisione presidenziale
In Kenya, i manifestanti che da giorni protestano contro l’aumento di alcune tasse possono festeggiare un risultato sperato: il presidente del Kenya William Ruto ha deciso di non firmare la legge finanziaria 2024. La decisione del leader keniano arriva all’indomani delle proteste che hanno portato nelle sole strade della capitale Nairobi almeno un milione di persone per scongiurare l’approvazione della norma, che stabiliva un numero crescente di imposte a danno soprattutto dei giovani e della popolazione più povera.
Il presidente del Kenya, William Ruto, ha annunciato in una conferenza stampa alla State House, la sede della presidenza a Nairobi, che non firmerà la legge finanziaria 2024, affermando: “Mi arrendo. Non firmerò la legge finanziaria 2024. Sarà completamente ritirato”. In questo modo, il disegno di legge non potrà entrare in vigore dopo che l’Assemblea nazionale, dove la coalizione governativa ha la maggioranza, lo ha approvato ieri con 195 voti a favore e 106 contrari.
Il presidente keniano William Ruto ha dichiarato che la sua amministrazione coinvolgerà i giovani kenioti per gestire gli affari del Paese ed elaborare metodi di raccolta delle entrate, affermando: “Ascolteremo la voce dei cittadini”, dopo aver annunciato il ritiro della contestata legge finanziaria, a seguito delle proteste della generazione Z.
L’approvazione della legge finanziaria da parte dell’Assemblea nazionale è stata la causa scatenante per cui la manifestazione di protesta dei giovani a Nairobi di ieri è degenerata nell’assalto del Parlamento, poi dato alle fiamme e agli scontri con la polizia. Le forze dell’ordine hanno impiegato massicciamente idranti e lacrimogeni e hanno anche sparato contro i manifestanti: almeno 23 persone sono morte durante gli scontri, secondo fonti mediche locali citate da Reuters.
Il quotidiano locale The Nation ha documentato proteste in almeno 35 delle 47 contee del Kenya, dalle grandi città alle aree rurali, anche nella città natale di Ruto, Eldoret. Le proteste non hanno una leadership definita: sono organizzate online e vi partecipano principalmente giovani uomini. Il movimento ha la chiara approvazione delle chiese, della società civile, dei movimenti di base, ma anche di una larga parte della classe media.
Uno dei motivi che ha spinto i manifestanti a protestare contro l’approvazione della legge finanziaria è la mancanza di fiducia dei keniani nei piani economici del governo: molti cittadini, messi in difficoltà dall’aumento del costo della vita, ritengono che a causa della dilagante corruzione il denaro raccolto venga utilizzato in modo improprio o rubato. Contro le politiche economiche di Ruto già negli scorsi giorni migliaia di giovani si erano radunati per protestare.
Le violenze sono esplose al culmine della terza manifestazione in otto giorni organizzata dal movimento Occupy Parliament, che si oppone al progetto di bilancio 2024-25 e alle nuove tasse che prevedono un aumento del 16% dell’Iva sul pane e l’introduzione di un’imposta sui veicoli del 2,5%. L’obiettivo del governo è di incassare almeno 2,7 miliardi di dollari per le finanze statali. Da quando è diventato presidente nel 2022, Ruto ha aumentato molto le tasse con l’obiettivo di risanare la complicata situazione finanziaria del Kenya e ridurre il suo debito pubblico, che ammonta a circa 75 miliardi di euro, più del 70 per cento del suo Pil.
Il clima tra le strade della capitale del Kenya resta incandescente. Ma l’Alta Corte del Paese ha ordinato al governo di fermare il dispiegamento di soldati delle forze di difesa del Kenya (Kdf). Uno stop che arriva dopo l’autorizzazione del Parlamento al dispiegamento dell’esercito per la protezione delle infrastrutture critiche e per sostenere la polizia durante le proteste. I deputati dell’opposizione hanno sollevato dubbi sulla legalità della risoluzione parlamentare, approvata un’ora dopo che si è tenuto un dibattito a porte chiuse.
L’Alta Corte ha ordinato al National Intelligence Service (NIS) e al National Police Service (NPS), guidato dall’ispettore generale Japhet Koome, di rilasciare tutti i keniani rapiti e tenuti in incommunicado. Le organizzazioni per i diritti umani riferiscono che sono state sparate munizioni vere, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Inoltre nelle ultime 24 ore ci sarebbero stati 21 casi di rapimenti da parte di agenti in uniforme o in borghese.