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Giappone abbandona i floppy disk: fine di un’era tecnologica

La vittoria digitale contro l'obsolescenza: Taro Kono e la trasformazione burocratica

Giappone abbandona i floppy disk: fine di un’era tecnologica

Il Giappone ha finalmente detto addio ai floppy disk nel 2024, mettendo così fine a decenni di utilizzo di questi supporti di memoria obsoleti. Questi dischetti, utilizzati per archiviare e condividere dati tra gli anni Settanta e Novanta, erano ancora ampiamente impiegati in quasi duemila procedure amministrative nel paese asiatico. Questo fatto può sembrare sorprendente per un paese altamente tecnologico come il Giappone, ma fino a poco tempo fa era una pratica diffusa.

Il mese scorso, l’Agenzia Digitale ha finalmente abrogato tutte le normative che regolavano l’uso dei floppy disk, ad eccezione di una restrizione ambientale legata al riciclaggio dei veicoli. Il ministro del Digitale Taro Kono ha celebrato la vittoria contro i floppy disk dichiarando: “Abbiamo vinto la guerra il 28 giugno!”, confermando il suo impegno per la digitalizzazione della burocrazia.

La transizione verso forme di archiviazione digitali è iniziata due anni fa, quando il governo ha riconosciuto le difficoltà incontrate dall’Agenzia Digitale, istituita durante la pandemia di Covid-19 nel 2021. In quell’anno, l’emergenza sanitaria ha evidenziato la dipendenza del governo da documenti cartacei e tecnologie obsolete, spingendo il ministro Kono a combattere l’inefficienza della burocrazia.

Taro Kono, noto per il suo ampio seguito su X, con 2,5 milioni di follower, ha criticato con veemenza l’uso dei fax e di altre tecnologie analogiche ancora presenti nel governo giapponese. Nonostante i progressi compiuti, il processo di digitalizzazione del Giappone ha incontrato diversi ostacoli, come il fallimento di un’app per il tracciamento dei contatti durante la pandemia e i ritardi nell’adozione della carta d’identità digitale “My Number” a causa di errori nella gestione dei dati.