La battaglia di Fiorella Mennesson per il riconoscimento della sua identità
Una storia di maternità surrogata e lotta legale in Francia
Fiorella Mennesson, 24 anni, è stata riconosciuta come figlia dei suoi genitori solo a partire dai 19 anni, a causa di una legge che non li considerava come una famiglia. La sua storia è legata alla gestazione per altri (Gpa) negli Stati Uniti, inserendosi nel dibattito sulla maternità surrogata e sul disegno di legge proposto dal governo Meloni per criminalizzare la pratica.
La madre di Fiorella, Sylvie Mennesson, di origine italo-francese, nel 1998 scopre di non poter portare avanti una gravidanza a causa di una malattia. Insieme al marito Dominique, decidono di ricorrere alla gestazione per altri, pratica vietata in Francia. Nel 2000 nascono le gemelle Valentina e Fiorella negli Stati Uniti, dove la pratica è legale e regolamentata.
Rientrati in Francia, le autorità rifiutano di trascrivere i certificati di nascita statunitensi, avviando una battaglia legale che si conclude solo nel 2019. Fiorella descrive il percorso come un accanimento giuridico e mediatico, con 16 sentenze emesse in 19 anni, una sorta di “brutti regali di compleanno” che hanno segnato la sua vita.
La decisione della Cassazione il 4 ottobre 2019 ha finalmente autorizzato la trascrizione del suo stato civile americano sui documenti francesi, dopo 19 anni di lotta. Fiorella esprime il desiderio che nessun altro bambino debba affrontare un simile calvario, sottolineando l’importanza dei genitori nella vita di un bambino, al di là di sentenze e dibattiti sull’identità.
L’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni, avverte che se in Italia venisse approvata la legge contro la maternità surrogata, molte famiglie potrebbero trovarsi nella stessa situazione giudiziaria vissuta da Fiorella Mennesson.
Il disegno di legge proposto punta a rendere la maternità surrogata un reato universale, estendendo il divieto già presente nella legge 40 del 2004 anche alle pratiche svolte all’estero. La proposta prevede pene detentive e multe per chiunque sia coinvolto nella commercializzazione di gameti, embrioni o nella surrogazione di maternità.
L’avvocata Gallo sottolinea le implicazioni umane e pratiche di una simile legge, evidenziando possibili profili di incostituzionalità e l’inapplicabilità del testo a causa delle implicazioni sulla cooperazione giudiziaria internazionale. Propone un’alternativa con la “gravidanza solidale per altri”, che garantisce alla gestante totale autonomia e libertà decisionale, senza sfruttamento economico.