Cronaca

Il mistero di Giacomo Bozzoli: fuga, testimone austriaco e condanna all’ergastolo

Un caso intricato di omicidio e fuga con nuove rivelazioni

Il mistero di Giacomo Bozzoli: fuga, testimone austriaco e condanna all’ergastolo

Giacomo Bozzoli è attualmente detenuto a Bollate, dopo aver trascorso la sua prima notte in cella a Canton Mombello a Brescia. Era stato fermato dai carabinieri nella sua villa a Soiano, dove si nascondeva nel cassettone del letto matrimoniale, con un borsello contenente 50 mila euro in contanti. Sotto shock per l’ingresso in carcere, Bozzoli ha trascorso la sua prima notte da detenuto sorvegliato a vista dagli agenti della Polizia penitenziaria, che non lo hanno mai perso di vista per timore di un gesto estremo da parte sua. Restano ancora molti interrogativi da chiarire riguardo alla sua fuga di poco più di dieci giorni. Bozzoli aveva addirittura fatto crescere i baffi nella speranza di non essere riconosciuto durante la sua latitanza nella sua zona.

Il presunto testimone austriaco è emerso nel caso di Giacomo Bozzoli, il quale ha ribadito la sua innocenza al procuratore, sostenendo che tale testimone potrebbe scagionarlo dall’accusa di aver ucciso lo zio Mario Bozzoli, gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno nell’ottobre del 2015. Bozzoli ha affermato di aver inviato una lettera con queste dichiarazioni al procuratore generale e al presidente della prima sezione penale che lo ha condannato, ma tale missiva non è ancora giunta a destinazione. Il presunto testimone austriaco rappresenta una nuova carta nel caso, mai emersa prima, e solleva interrogativi sul perché questo elemento non sia stato presentato durante gli anni di procedura giudiziaria.

L’Austria è stata coinvolta nel caso Bozzoli principalmente per le banconote austriache trovate a casa di Giuseppe Ghirardini, l’operaio che si è suicidato dopo la scomparsa di Bozzoli. Secondo la sentenza, Ghirardini era complice di Bozzoli e in casa sua sono stati trovati 4.400 euro emessi dalla Banca centrale austriaca. Durante la sera dell’omicidio di Mario Bozzoli, avvenuto nella fonderia di famiglia, c’erano altri operai presenti, tra cui Alex e Giacomo Bozzoli, figli del fratello della vittima Adelio. Una settimana dopo, un dipendente dell’azienda, Giuseppe Ghirardini, scompare e viene trovato morto nei boschi di Case di Viso, stroncato da una capsula di cianuro. L’ipotesi del suicidio è stata sempre respinta dai familiari dell’uomo.

Un passo falso di Giacomo Bozzoli, una chiamata effettuata poco più di 48 ore fa, ha portato alla sua individuazione. L’utenza utilizzata dall’uomo è stata localizzata nell’area del Bresciano alle 5,30, cambiando il corso delle ricerche. La sorveglianza è stata intensificata sulle abitazioni di famiglia tra Brescia, Marcheno e Soiano del Lago. Grazie a una cimice ambientale installata nella villa sul Lago di Garda, è stata scoperta la sua presenza nascosta sotto al letto.

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo di Giacomo Bozzoli a fine giugno, chiudendo definitivamente il caso. Secondo la giustizia italiana, Bozzoli ha ucciso lo zio in modo atroce, e tutte le prove raccolte convergono verso di lui. Il delitto di Mario Bozzoli, avvenuto nel reparto forni della fonderia, è stato motivato da rancori familiari ed economici. Il corpo della vittima non è mai stato ritrovato, e il movente del delitto è stato ricondotto agli interessi societari e familiari di Giacomo Bozzoli. Il nipote è stato l’unico a manifestare il desiderio di uccidere lo zio, secondo quanto emerso dalle indagini giudiziarie.

Carabinieri fuori dalla villa di Bozzoli sul Garda (LaPresse)
Carabinieri fuori dalla villa di Bozzoli sul Garda (LaPresse)

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  • PublishedJuly 13, 2024