Cronaca

Femminicidio a Anzola Emilia: il caso di Giampiero Gualandi

L'ex comandante di polizia accusato dell'omicidio della vigilessa Sofia Stefani

Femminicidio a Anzola Emilia: il caso di Giampiero Gualandi

L’ex comandante di polizia e vigile 63enne Giampiero Gualandi potrebbe aver ucciso la vigilessa Sofia Stefani a causa della pressione esercitata su di lui dagli atteggiamenti assillanti della 33enne, con cui aveva avuto una relazione. Questa situazione lo avrebbe portato a perdere il controllo, fino a considerare l’eliminazione fisica della persona coinvolta come unica soluzione per ritrovare la stabilità psicologica. Queste sono le conclusioni dei giudici del Riesame, che hanno confermato la custodia cautelare in carcere per Gualandi il 10 giugno.

L’uomo è accusato dell’omicidio volontario aggravato dell’ex collega 33enne, avvenuto il 16 maggio negli uffici del comando della Polizia locale di Anzola Emilia, provincia di Bologna. Nel ricorso contro la misura cautelare, l’avvocato difensore Claudio Benenati ha sottolineato l’assenza di precedenti penali e la condotta onesta dell’ex comandante. Tuttavia, i giudici hanno evidenziato che questi aspetti sono secondari rispetto alla gravità del femminicidio commesso sparando alla vittima con l’arma di ordinanza, simulando una fatalità.

Gualandi ha sempre sostenuto che il colpo partì per errore durante una lite per la fine della relazione, colpendo Sofia Stefani al volto. Tuttavia, il tribunale del Riesame di Bologna ha smontato questa versione, evidenziando prove raccolte durante le indagini. Il giorno della morte della 33enne, Gualandi è andato in armeria per ritirare la pistola, preparando così una possibile difesa. Inoltre, sapeva che la vigilessa sarebbe arrivata nel suo ufficio per discutere della fine della loro relazione extraconiugale.