Omicidio nel carcere di Salerno: violenza e criticità nel sistema penitenziario italiano
Un detenuto uccide un compagno di cella: la denuncia del sindacato e la situazione carceraria in Italia
Omicidio nel carcere di Salerno: un detenuto di 24 anni, armato di una lametta, ha aggredito e sgozzato un altro carcerato, che è poi deceduto in ospedale. Gli agenti della polizia penitenziaria sono intervenuti prontamente per fermare l’aggressore. Entrambi i detenuti, di nazionalità straniera, condividevano la stessa cella. Il detenuto accusato dell’omicidio era in attesa di giudizio, mentre la vittima avrebbe completato la sua pena nel 2026. Quest’ultima, un uomo di 30 anni con problemi di deambulazione, riceveva assistenza dal detenuto più giovane all’interno della cella. Al momento, non sono chiari i motivi che hanno scatenato la lite.
Il segretario regionale del Sappe, Tiziana Guacci, ha commentato che questo tragico episodio rappresenta l’ennesima manifestazione di violenza all’interno delle carceri campane. Guacci ha denunciato ripetutamente il degrado delle strutture carcerarie in Campania, sottolineando che le aggressioni non riguardano solo il personale di polizia penitenziaria, ma coinvolgono anche la popolazione detenuta. La sindacalista ha evidenziato la mancanza di interventi concreti e risolutivi da parte del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di fronte alle segnalazioni di criticità. L’incolumità del personale di polizia penitenziaria e dei detenuti è motivo di grande preoccupazione per il sindacato.
L’omicidio nel carcere di Salerno rappresenta il terzo caso di omicidio in carcere quest’anno in Italia. I precedenti episodi si sono verificati a Poggioreale il 4 gennaio e a Opera-Milano il 20 aprile. Questi fatti si inseriscono in un contesto più ampio di violenza registrata nelle carceri italiane nelle ultime settimane. Le segnalazioni di sovraffollamento, condizioni di vita precarie e preoccupazioni per la sicurezza sono sempre più frequenti. Recentemente, i detenuti hanno protestato violentemente nel penitenziario di Mammagialla a Viterbo in seguito alla morte di un detenuto di 32 anni.
Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP, ha dichiarato che le carceri italiane stanno diventando sempre più pericolose, equiparabili a quelle sudamericane e africane, mettendo a rischio la vita sia dei detenuti che del personale. Di Giacomo ha espresso preoccupazione per la mancanza di risposte alle denunce e ha annunciato che il sindacato di polizia penitenziaria si rivolgerà alla Corte europea dei diritti dell’uomo per aprire un’inchiesta sul mancato rispetto dei diritti fondamentali e delle condizioni di lavoro del personale penitenziario italiano, nonché sulle discriminazioni riscontrate.