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Sentenza Corte Costituzionale sull’identità di genere non binaria in Italia

Implicazioni e reazioni politiche alla richiesta di riconoscimento legale del terzo genere

Sentenza Corte Costituzionale sull’identità di genere non binaria in Italia

La Corte Costituzionale ha depositato una sentenza riguardante l’introduzione della dicitura “non binario” nei documenti dello stato civile in assenza di una specifica legge che lo regoli. La questione è stata sollevata dal tribunale di Bolzano a seguito del caso di Aurel, individuo che si identifica con un’identità di genere non binaria e che richiedeva il riconoscimento legale di un “terzo genere” in Italia.

Il tribunale ha chiesto se la procedura di rettificazione del sesso sull’atto di nascita potesse portare all’attribuzione di un terzo genere diverso da maschile e femminile. La Corte Costituzionale ha sottolineato che l’introduzione di un terzo genere avrebbe implicazioni generali che richiedono un intervento legislativo sistematico in vari settori dell’ordinamento attualmente regolati in modo binario.

Nella sentenza, i giudici hanno riconosciuto l’importanza dell’identità di genere, sottolineando che la percezione di non appartenere né al genere femminile né a quello maschile può generare disagio e compromettere il benessere psicofisico della persona, sollevando questioni di rispetto della dignità sociale e tutela della salute.

L’avvocato di Aurel, Alexander Schuster, ha commentato positivamente la sentenza, sottolineando l’importanza del riconoscimento della dignità e dei diritti delle persone non binarie e invitando il Parlamento a intervenire tempestivamente.

Tuttavia, Fratelli d’Italia ha reagito in modo critico, definendo l’ipotesi di una legge sul terzo sesso come “follia pura”. Alessandro Urzì ha sottolineato la contrarietà del partito a un’eventuale legislazione in tal senso, definendola un tentativo di imporre una “dittatura ideologica”.

Il commento del legale
Il commento del legale

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