Netanyahu al Congresso: tensioni e sostegno tra Israele e USA
Il discorso di Netanyahu e le dinamiche politiche in gioco
Fuori dagli slogan di protesta e centinaia di poliziotti, dentro l’eco delle parole di Benjamin Netanyahu. È in questo contesto che si tiene il discorso al Congresso americano del primo ministro israeliano, davanti a centinaia di deputati e senatori per la quarta volta nella storia. Nessun altro leader straniero ha tenuto così tanti discorsi al Congresso, nemmeno Winston Churchill. Questo rappresenta un importante segno di riconoscimento, che arriva in un periodo molto caotico nella politica statunitense e di grandi tensioni tra il governo israeliano e l’amministrazione americana di Joe Biden.
Durante gli oltre nove mesi di guerra, le divergenze tra Biden e Netanyahu restano evidenti, soprattutto riguardo alla mancanza di un piano postbellico da parte di Israele. Per questo, il premier israeliano cerca di raccogliere sostegno al Congresso degli Stati Uniti d’America in un momento di tensione tra il suo Paese e il suo principale sostenitore militare per la guerra a Gaza. Netanyahu esordisce davanti a Camera e Senato Usa in sessione congiunta affermando che “l’America e Israele devono essere uniti”, ribadendo che la vittoria contro Hamas è possibile solo agendo insieme. “Quando America e Israele stanno insieme, succede una cosa semplice: noi vinciamo e loro perdono. E noi vinceremo”, rassicura Netanyahu ai parlamentari americani, sottolineando che non ci sarà pace finché tutti gli ostaggi (nelle mani di Hamas) non saranno a casa. Finora, come confermato dal leader israeliano, sono tornati in famiglia circa 135 ostaggi.
Netanyahu, tra lunghi applausi ma anche qualche fischio dall’ala dem, parla di una “guerra tra civiltà e barbarie”. Ringrazia il presidente americano Biden per il pieno sostegno, nonostante le critiche del presidente al crescente tributo di vittime civili causato dalla guerra nella Striscia di Gaza. Tuttavia, lancia una stoccata ai manifestanti contro il governo israeliano per la gestione della guerra a Gaza, definendoli “utili idioti dell’Iran” e incassando una pioggia di applausi dal Congresso americano.
Ad accoglierlo al Campidoglio è stato lo speaker della Camera, Mike Johnson. In aula presente anche Elon Musk, Ceo di Tesla e Space X. Assente, invece, Kamala Harris, il cui staff ha fatto sapere che la sua assenza non mette in discussione l’importanza del sostegno statunitense alla sicurezza di Israele. A declinare l’invito in segno di protesta contro il discorso del premier israeliano sono stati l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e altri 100 parlamentari dem. I posti lasciati liberi in aula dai dem sono stati circa un centinaio, più dei 58 di quando Netanyahu parlò nel 2015, dimostrando che il sostegno al leader israeliano non è più così trasversale da quando è iniziata la guerra nella Striscia di Gaza in risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023.
Netanyahu ha in programma di incontrare giovedì 25 luglio sia Biden sia la vice presidente Harris. Il candidato repubblicano Donald Trump ha invece annunciato che vedrà il leader israeliano il 26 luglio nel suo club privato Mar-a-Lago, a Palm Beach, in Florida.
Il premier israeliano ha parlato a Capitil Hill dopo un controverso discorso di Chuck Schumer, il leader dei democratici al Senato, di origini ebraiche, di fronte ai senatori. Schumer aveva definito il premier israeliano un “ostacolo alla pace”, lanciando chiari riferimenti a una nuova tornata elettorale. Tuttavia, per evitare uno strappo con Tel Aviv, Washington ha deciso di estendere un invito “riparatore” su spinta dello speaker della Camera Mike Johnson, un repubblicano molto vicino a Netanyahu, e probabilmente concordato con la Casa Bianca. Nella lettera di invito si legge che lo scopo della visita è “rafforzare il nostro rapporto duraturo e sottolineare la solidarietà dell’America con Israele”.