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Maxi risarcimento per la tragedia di Paola Caputo: storia di un gioco erotico finito male

La studentessa universitaria morta per soffocamento durante una pratica sessuale estrema

Maxi risarcimento per la tragedia di Paola Caputo: storia di un gioco erotico finito male

Dopo 13 anni dalla tragedia, finalmente è arrivato un maxi risarcimento per i familiari di Paola Caputo, la studentessa universitaria della Sapienza di Roma che perse la vita nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2011 durante un gioco erotico. La giovane salentina di 23 anni morì per soffocamento nel garage di un edificio situato in via di Settebagni a Roma, mentre si trovava in compagnia di un’amica coetanea e di un ingegnere romano noto nell’ambiente del ‘bondage’.

Le due ragazze erano state legate con la tecnica dello shibari, un’antica forma artistica di legatura giapponese che nel tempo è diventata una pratica sessuale estrema. Questa pratica prevede di legare varie parti del corpo fino al collo, evento che portò alla tragedia. Paola Caputo morì soffocata dal cappio che le stringeva il collo, mentre la sua amica rimase ferita.

Secondo le indagini condotte, la giovane di 23 anni e la sua amica si sottoposero volontariamente alla pratica erotica che prevedeva di essere legate e sollevate a una certa altezza dal suolo. L’ingegnere Soter Mulé, che ha sempre sostenuto si trattasse di un incidente, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi in sede civile. Una sentenza definitiva lo ha riconosciuto colpevole di omicidio colposo e lo ha obbligato a risarcire la famiglia della studentessa salentina con una somma superiore al milione di euro.