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Riforma Concessioni Balneari: Scontro e Trattativa con l’UE

Il governo Meloni e le sfide della direttiva Bolkestein

Riforma Concessioni Balneari: Scontro e Trattativa con l’UE

Dopo le numerose polemiche, gli scontri politici e persino uno sciopero, il governo Meloni si prepara a riformare le concessioni balneari attraverso una nuova legge. Tuttavia, le prime indiscrezioni sulle intenzioni dell’esecutivo sembrano indicare un potenziale scontro con la Commissione europea a causa dell’adeguamento alla direttiva Bolkestein. Questo potrebbe comportare costose multe legate alla procedura di infrazione già avviata, nonché privilegi per gli attuali proprietari degli stabilimenti con concessioni in essere sulle spiagge, insieme a possibili nuove proroghe per quelle scadute.

Nel frattempo, le Regioni hanno agito in autonomia rispetto al governo, regolarizzando le gare e assegnando la gestione dei litorali. La riforma delle concessioni balneari, dunque, è al centro dell’attenzione e suscita diverse reazioni.

Il governo Meloni e la riforma delle concessioni balneari

Il governo guidato da Meloni ha deciso di intervenire nel settore dei balneari, considerato che l’Italia è inadempiente da tempo rispetto ai criteri della direttiva Bolkestein. Questa normativa europea prevede gare aperte per l’assegnazione delle concessioni demaniali per la gestione delle spiagge, al fine di evitare monopolio nel settore e garantire prezzi competitivi ai cittadini attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie.

In Italia, invece, le concessioni balneari hanno seguito un percorso diverso e la giurisprudenza ha più volte sottolineato che le concessioni scadute non sono prorogabili, a meno di tempi ragionevoli per indire nuove gare. La bozza del disegno di legge del governo Meloni sembra andare in direzione opposta: secondo quanto riportato da MondoBalneare, la nuova legge prevede una proroga da uno a cinque anni per gli attuali gestori, in base alla percentuale regionale di occupazione delle coste, prima di passare alle gare, con il riconoscimento di un indennizzo basato sul valore aziendale.

La bozza potrebbe subire modifiche, ma le linee guida sono chiare. Il testo prevede anche l’obbligo di assegnare almeno il 15% delle spiagge libere in ogni regione e non stabilisce un numero massimo di concessioni per la stessa persona, lasciando la scelta ai comuni. Quest’ultima disposizione deriva dalla mappatura delle coste italiane voluta dal governo, contestata dall’Unione europea per i suoi criteri particolari, che hanno aumentato la grandezza dei litorali per dimostrare la disponibilità di spazio per nuove concessioni.

Gli indennizzi per i proprietari uscenti

La riforma proposta da Meloni prevede anche indennizzi per i proprietari degli stabilimenti balneari che saranno costretti a lasciare l’attività dopo l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime previste dalla Bolkestein. L’indennizzo sarebbe calcolato in base al valore aziendale, considerando il valore patrimoniale, reddituale e gli investimenti effettuati nella struttura, inclusi eventi naturali debitamente dichiarati.

Senza l’indennizzo, non si procederebbe con la nuova concessione e la situazione rimarrebbe invariata. Questo aspetto della legge è ben accolto dalla categoria e soddisfa le richieste delle associazioni balneari. Nel frattempo, Regioni e comuni hanno agito autonomamente regolamentando le gare delle concessioni secondo la direttiva Bolkestein, superando così il vuoto normativo attuale, causato dalle concessioni scadute in molte spiagge.

La difficile trattativa con la Commissione europea

Il governo italiano dovrà confrontarsi con la Commissione europea riguardo alla nuova legge sulle concessioni balneari. Tuttavia, si prospetta una trattativa complessa, considerando le discrepanze evidenti tra il disegno di legge e la direttiva Bolkestein, soprattutto per quanto riguarda proroghe e indennizzi. I servizi della Commissione stanno dialogando con le autorità italiane per trovare una soluzione, come dichiarato da un portavoce dell’esecutivo comunitario all’Ansa.

Attualmente, il ministro agli affari europei, Raffaele Fitto, è chiamato a mediare tra il governo e le leggi vigenti negli altri paesi europei. Il tema non è ancora all’ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri, ma la questione delle concessioni balneari rimane aperta e di grande rilevanza per il settore.