Il lato oscuro di Moses Sangare: dalla musica al crimine
La storia di un rapper con un passato controverso e un omicidio inspiegabile
Moussa Sangare, conosciuto come ‘Moses Sangare’, è un artista che ha collaborato con diversi rapper di fama e aveva aspirazioni a partecipare a X Factor. Tuttavia, la sua storia nasconde un lato oscuro: aveva in casa una sagoma di cartone a forma di essere umano per esercitarsi nel lancio di coltelli. Il killer confesso di Sharon Verzeni, nonostante la sua passione per la musica e il calcio, ha un passato controverso. Ha collaborato con artisti come Izi e Ernia, come dimostrano video musicali con milioni di visualizzazioni su YouTube.
Secondo chi lo conosceva, Sangare aveva iniziato a intraprendere una promettente carriera nel mondo della musica, ma il suo ritorno dall’Inghilterra dopo la morte del padre lo ha trasformato in una persona diversa. Testimonianze raccontano di un cambiamento radicale, con comportamenti autodistruttivi e problemi familiari. Si parla di episodi di violenza domestica e di un rapporto conflittuale con i familiari, che lo hanno portato a essere cacciato di casa.
Le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni hanno rivelato dettagli inquietanti sulla personalità di Sangare. Il trentunenne, nato a Milano ma con origini nordafricane, aveva una sagoma umana per allenarsi nel lancio di coltelli, segnata dalle sue prove. L’accusa di premeditazione nell’omicidio di Sharon si basa sul fatto che Sangare è uscito armato di quattro coltelli quella notte, confessando di aver ucciso la donna senza motivo apparente.
La sua storia criminale include precedenti per maltrattamenti familiari, segnalati già nel 2024. Nonostante problemi di salute mentale, non è legato a organizzazioni criminali o terroristiche. L’arresto di Sangare è avvenuto dopo una intensa attività investigativa, che ha coinvolto anche la collaborazione di cittadini stranieri residenti nella zona.
Il sindaco di Terno d’Isola, Gianluca Sala, sottolinea l’importanza di non dimenticare la tragedia che ha colpito la famiglia di Sharon Verzeni e la comunità locale. L’omicidio sembra essere stato pianificato, con Sangare che si è munito di coltelli con l’intento di ferire qualcuno. La vittima, colpita alle spalle mentre rientrava a casa, è stata scelta casualmente, secondo gli inquirenti.
La cattura di Sangare è avvenuta grazie alla testimonianza di due cittadini marocchini e alla sua confessione. Gli abiti e i coltelli recuperati sono stati fondamentali per collegarlo all’omicidio. La sua fuga, documentata dalle telecamere di sorveglianza, ha portato alla sua identificazione e all’individuazione dell’arma del delitto vicino al fiume Adda.