Piano nazionale di ripresa e resilienza in Italia: sfide e ritardi
Analisi sull'attuazione, le criticità e le modifiche proposte al Pnrr
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza in Italia sta procedendo con ritardo, come evidenziato dalla Corte dei Conti e dalle proposte di modifica del governo Meloni alla Commissione europea. Attualmente, si discute della gestione del Pnrr da parte del ministro Raffaele Fitto, che potrebbe diventare il nuovo commissario Ue. Nel frattempo, la Corte dei Conti dell’Unione europea ha valutato l’avanzamento dei piani nei vari paesi membri, evidenziando le sfide presenti.
L’importo totale del Pnrr italiano ammonta a 194,4 miliardi di euro, di cui 122,6 miliardi sono sotto forma di prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni. Tuttavia, l’attuazione del Piano procede lentamente a causa di difficoltà amministrative e della decisione del ministro Fitto di centralizzare la gestione dei fondi presso Palazzo Chigi, rallentando così il processo burocratico. Il governo Meloni ha posticipato la spesa, cercando di procrastinarla fino alla scadenza del piano.
Secondo l’ultima valutazione della Corte dei conti dell’Ue, il 62% degli investimenti previsti nel Pnrr italiano dovrà essere realizzato nei prossimi 8 mesi del 2026. Questo significa che l’Italia dovrà raggiungere il 28% degli obiettivi per ricevere il 19% dei fondi, pari a circa 37 miliardi di euro. Fino ad ora, sono stati spesi 49,5 miliardi dei 102,5 miliardi ricevuti dal 2021.
Giorgia Meloni ha sottolineato che l’Italia è in testa per la spesa dei fondi Pnrr, ma è importante considerare che i piani di ripresa e resilienza variano da paese a paese. Se si rapporta la spesa al totale che ciascun paese dovrebbe raggiungere, l’Italia si trova tra quelli con la quota più alta di fondi da ricevere e obiettivi ancora da raggiungere.
Il principale ostacolo per l’attuazione del Pnrr in Italia è rappresentato dalla pubblica amministrazione. La Corte dei conti dell’Ue ha evidenziato le difficoltà legate all’avvicendamento del personale e alla complessità delle procedure per l’attuazione del Piano. Anche la Corte dei Conti italiana ha espresso preoccupazione per i cambiamenti introdotti dal governo Meloni, che potrebbero rallentare l’azione amministrativa.
La relatrice della Corte dei conti europea, Ivana Maletic, ha sottolineato l’importanza di utilizzare i fondi assegnati per gli scopi previsti, poiché attualmente non è prevista la restituzione dei soldi in caso di mancata attuazione dei progetti. Il governo Meloni ha apportato modifiche al Piano, posticipando alcuni progetti e eliminandone altri, come nel caso degli investimenti per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione di energia elettrica offshore.
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