Ingiustizia nei Cpr: la storia del giovane ecuadoriano trattenuto illegalmente
La lotta per la libertà e i diritti violati di un richiedente asilo in Italia
La vicenda di un giovane di 25 anni originario dell’Ecuador e cresciuto in Italia come richiedente asilo è emblematica. Fin dalla prima adolescenza ha studiato e lavorato nel nostro Paese, come spiega l’avvocato Stefano Afrune. Trattenuto due volte in due diversi Cpr nonostante i tribunali avessero stabilito che non fosse la destinazione adatta al suo caso, il ragazzo ha vissuto un’esperienza di privazione della libertà personale ingiustificata e illegittima.
Il giovane è stato inizialmente trattenuto nel Cpr di Roma, anche se il tribunale non aveva convalidato la sua detenzione. Successivamente, dopo essere uscito dal Cpr di Roma e aver presentato domanda di protezione internazionale in questura a Milano, è stato nuovamente trattenuto in un altro Cpr a Brindisi. Solo grazie all’intervento dei tribunali di Roma e Lecce è stato rimesso in libertà, con il supporto legale dell’avvocato Afrune che ha avviato una causa contro il ministero dell’Interno chiedendo un risarcimento di 50mila euro.
I Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) sono strutture di detenzione amministrativa presenti in Italia da decenni, destinate ai cittadini non comunitari irregolari nel Paese o già destinatari di provvedimenti di espulsione. È importante sottolineare che coloro che chiedono protezione internazionale non dovrebbero essere trattenuti in un Cpr durante l’esame della domanda, come nel caso del giovane ecuadoriano.
Spesso i migranti trattenuti nei Cpr rimangono bloccati per periodi molto più lunghi del tempo massimo previsto dalla legge, a causa di difficoltà nel rimpatrio dovute alla mancanza di documenti o al rifiuto del Paese di provenienza di accettarli. Le condizioni all’interno di queste strutture sono spesso precarie, con situazioni di disagio che possono portare a episodi estremi come suicidi e proteste violente.