L’Esodo da Azione: Gelmini, Carfagna e Versace lasciano il partito
Le dimissioni delle ex ministre e la scelta di entrare nel campo largo
Il campo largo, seppur ancora in fase embrionale, ha visto Azione perdere quattro pezzi in soli 48 ore. Le alleanze per le regionali con Pd, Avs e M5s e la prospettiva di un’intesa di centrosinistra a livello nazionale hanno innescato l’esodo degli ex forzisti dal partito di Carlo Calenda. Dopo il deputato Enrico Costa, che è tornato tra gli azzurri, è stata la volta delle ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna e della senatrice Giusy Versace.
Gelmini ha spiegato che la decisione di entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni nelle tre regioni che andranno al voto in autunno l’ha costretta a prendere atto con rammarico che non poteva rimanere. Ha puntualizzato di non provenire dalla sinistra e di non intendere aderirvi ora, essendo sempre stata una moderata popolare e intenzionata a continuare le stesse battaglie con coerenza.
Le dimissioni di Mara Carfagna, invece, sono state anticipate da una nota di Azione. L’ex ministra ha dichiarato di aver lasciato il partito e ha spiegato che le ragioni sono le stesse di Gelmini: il dissenso per l’apertura di un dialogo ‘esclusivo’ con la sinistra. Ha sottolineato che la scelta di aderire alle candidature del campo largo in tutte e tre le Regioni dove si vota è un diritto di Carlo Calenda, ma la sua storia e le sue idee le impediscono di seguirlo su quella strada.
Azione ha risposto alle dimissioni con rammarico, rispettando le scelte personali ma ritenendo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura, contravvenendo al mandato degli elettori. Il partito rimarrà al centro e all’opposizione del Governo, lavorando per costruire un’alternativa al bipolarismo.
L’addio di Mara Carfagna ha portato il numero dei deputati di Azione a quota dieci, con il gruppo alla Camera che resiste ma è in bilico. Tuttavia, se lei e Gelmini dovessero abbracciare il partito di Maurizio Lupi, la strategia di rafforzare l’ala moderata della maggioranza potrebbe segnare un punto a favore del governo.