Elezioni presidenziali in Tunisia: vittoria schiacciante e controversie
Il trionfo di Kais Saied e le criticità del processo elettorale
Le elezioni presidenziali in Tunisia del 6 ottobre hanno visto la vittoria schiacciante di Kais Saied, con oltre l’89% dei voti a suo favore. Tuttavia, l’affluenza alle urne è stata estremamente bassa, con solo il 27,7% degli aventi diritto che ha espresso la propria preferenza politica. Questo dato rappresenta un crollo rispetto al 45% registrato al primo turno cinque anni fa.
Il presidente in carica, Kais Saied, ha superato i suoi rivali Ayachi Zammel e Zouhair Maghzaoui, ottenendo percentuali molto basse rispettivamente del 6,9% e del 3,9%. Zammel era in prigione per presunte irregolarità sul voto, mentre Maghzaoui era considerato un candidato “fantoccio”.
Nonostante la vittoria schiacciante di Saied, l’astensione è stata predominante, con solo il 6% dei voti provenienti da persone sotto i 35 anni. Molti elettori hanno deciso di astenersi, ritenendo illegittimo il processo elettorale, soprattutto dopo l’esclusione di diversi candidati che avrebbero potuto mettere in difficoltà Saied.
Un aspetto preoccupante è stata la mancanza di osservatori internazionali alle elezioni, con l’Unione Europea esclusa per la prima volta dal 2011. Solo alcuni rappresentanti di organizzazioni specifiche sono stati autorizzati a seguire il voto, e alcune irregolarità sono state segnalate da una delle organizzazioni accreditate.
Kais Saied, definito “l’incorruttibile”, ha avviato un progressivo smantellamento della democrazia tunisina, chiudendo il parlamento e avviando la redazione di una nuova Costituzione. Ha inoltre intrapreso azioni legali contro avversari politici, giornalisti, sindacalisti e avvocati, con numerose persone detenute per motivi politici o per aver esercitato i propri diritti fondamentali.
Nonostante la deriva autoritaria di Saied, il governo italiano ha siglato importanti accordi con la Tunisia per bloccare i migranti alle frontiere, un’intesa criticata da Ong e difensori dei diritti umani per i trattamenti degradanti subiti dalle persone bloccate e consegnate alle autorità libiche.
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