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Le restrizioni sui viaggi all’estero per insegnanti e dipendenti pubblici cinesi

Il controllo del governo cinese sui viaggi personali internazionali e le implicazioni sulle libertà individuali

Le restrizioni sui viaggi all’estero per insegnanti e dipendenti pubblici cinesi

Viaggiare all’estero non sarà più così semplice per molti insegnanti e dipendenti pubblici cinesi. Da qualche anno, le autorità di diverse province della Repubblica popolare hanno chiesto ai docenti e ai lavoratori di aziende statali di consegnare il loro passaporto con l’obiettivo di controllare, monitorare e persino impedire chi esce dai confini della Grande Muraglia, anche solo per viaggi di piacere.

La confisca del documento personale rientra nell’ambito della gestione dei viaggi personali all’estero, una policy voluta dal governo di Pechino per controllare e monitorare chi può viaggiare fuori dai confini cinesi, con quale frequenza e dove. È quanto emerge da una inchiesta del Financial Times, che ha raccolto una serie di testimonianze anonime e visionato diversi documenti ufficiali dei governi locali cinesi.

Le restrizioni sui viaggi internazionali, entrate in vigore dopo la pandemia, sono state notevolmente inasprite rispetto allo scorso anno e ora riguardano anche i docenti in pensione.

Le limitazioni per viaggiare all’estero

Gli insegnanti e i dipendenti pubblici che vogliono viaggiare fuori dalla Cina sono consapevoli di dover osservare delle regole ed essere sottoposti a limitazioni. Prima di tutto, devono presentare alle scuole in cui lavorano un’autorizzazione per viaggiare, che deve essere approvata. L’approvazione funge un po’ da lasciapassare, grazie alla quale gli insegnanti possono effettuare un unico viaggio all’anno della durata inferiore di 20 giorni.

Durante la loro permanenza all’estero, i dipendenti pubblici non devono avere rapporti con forze straniere ostili e con il Fulan Gong, il movimento spirituale vietato in Cina. In viaggio, non si devono leggere libri o guardare film reazionari, compresi quelli di carattere pornografico.

Un’accusa, questa, spesso utilizzata per colpire i funzionari cinesi ed espellerli dal Partito comunista. La lettura di pubblicazioni illegali o libri proibiti è stata l’accusa sollevata in almeno dodici dei processi di corruzione celebrati dall’inizio dell’anno, contro i circa sette del 2023, ha riportato il quotidiano South China Morning Post.

Nella stretta non sono finiti solo gli insegnanti, che hanno il compito di diffondere e divulgare tra i banchi di scuola il nazionalismo e la lealtà al Partito comunista. Nella provincia centrale dell’Hunan, come riporta il Financial Times, un funzionario di medio livello di un fondo di investimento del governo locale ha dovuto ottenere l’approvazione da nove diversi dipartimenti per effettuare una vacanza all’estero, senza però riuscire a ottenere il suo passaporto.

Le limitazioni non si applicano in maniera uniforme a tutti i dipendenti statali, che sono soggetti alle diverse regole delle province in cui risiedono. Ma c’è un filo che unisce le diverse disposizioni dei governi locali: il timore della diffusione di idee che possano minare la stabilità del Partito.

In altre parole, il governo vuole limitare le possibilità di viaggio all’estero per evitare che i dipendenti statali vengano a conoscenza di un mondo diverso da quello cinese e persino di come la Cina venga percepita fuori dai confini della Grande Muraglia.

Cosa succede per chi si oppone

Coloro che si rifiutano di consegnare il loro passaporto o che viaggiano senza aver ricevuto l’autorizzazione, saranno soggetti a critica e istruzione o deferiti all’autorità anti-corruzione cinese, a seconda della gravità del loro caso. Ai trasgressori verrà inoltre impedito di viaggiare per un periodo che va dai due ai cinque anni.

Le restrizioni sul personale delle imprese statali sembrano essere collegate a una crescente campagna del governo per sradicare lo spionaggio straniero nel Paese. Pechino è sempre più paranoica riguardo alla minaccia dello spionaggio da parte dei Paesi occidentali, e impedire ai dipendenti pubblici di andare all’estero è un modo per ridurre le opportunità di spionaggio da parte di potenze straniere, ha commentato alla Reuters Neil Thomas, ricercatore di politica cinese presso il Centre for China Analysis dell’Asia Society Policy Institute di Washington.

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Il governo guidato da Xi Jinping ha da tempo imposto divieti di viaggio ad attivisti per i diritti umani, dissidenti, avvocati per i diritti umani e alle loro famiglie. Restrizioni più stringenti sono applicate invece ai cittadini del Tibet e dello Xinjiang, dove è presente la minoranza musulmana uigura.

La pratica del ritiro dei passaporti non è nuova. Già nel 2003 erano entrate in vigore norme nazionali per monitorare le attività all’estero dei funzionari di livello medio-alto. Ma le cose sono cambiate negli ultimi anni. Secondo le testimonianze raccolte dal Financial Times, le restrizioni sono state intensificate durante i tre anni di politica Zero-Covid, quando si è registrato un aumento delle ricerche online sui siti cinesi su come emigrare in un altro Paese.

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