Politica

Il Lavoro dei Creator Digitali: Regolamentazione e Accuse di Evasione Fiscale

La controversia su MadyGio e il mondo dei creator digitali in Italia

Il Lavoro dei Creator Digitali: Regolamentazione e Accuse di Evasione Fiscale

La vicenda che ha coinvolto la creator di OnlyFans MadyGio ha sollevato polemiche riguardo all’evasione fiscale su guadagni stimati di oltre un milione e mezzo di euro. Questo caso ha portato l’attenzione sul mondo dei creator che producono contenuti digitali, in particolare su coloro che si dedicano a immagini e video a sfondo sessuale. In Italia, si stima che ci siano circa 350.000 lavoratori in questo settore, su cui il Codacons ha richiesto un maggiore controllo.

Il lavoro del creator è considerato duro, rispettabile e complesso. Alcuni difendono questa categoria, come la deputata e vicepresidente di Azione, Giulia Pastorella, che sostiene la necessità di regolamentare queste nuove professioni. Pastorella sottolinea che i creator non hanno un inquadramento preciso, soprattutto dal punto di vista fiscale. Attualmente, molti di loro si adattano utilizzando codici Ateco obsoleti, non sempre compatibili con la natura del loro lavoro. Propone quindi la creazione di un codice dedicato a questa categoria e sottolinea l’importanza di evitare comportamenti illeciti, offrendo anche esempi di commercialisti che forniscono informazioni utili online.

Riguardo all’accusa di evasione fiscale nei confronti della creator, Pastorella sottolinea l’importanza di garantire la presunzione di innocenza fino alla dimostrazione della colpevolezza. Critica il comportamento del Codacons, che ha generalizzato accusando l’intera categoria, creando un’immagine di guadagni facili. Sottolinea che il lavoro dei creator è duro, rispettabile e complesso, e dovrebbe essere regolamentato per evitare zone grigie nel mercato del lavoro.

Il caso di MadyGio ha portato a controlli mirati su OnlyFans, coinvolgendo 350.000 creator. L’idea che chi produce contenuti digitali non sia considerato un vero lavoratore è diffusa, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove le famiglie faticano a sbarcare il lunario. La mancanza di conoscenza e comprensione contribuisce a questa percezione, spesso amplificata dai casi negativi che emergono. Si sottolinea che dietro ogni contenuto digitale c’è un lavoro considerevole, e che la competizione nel settore è globale, richiedendo anni per costruire una base di follower significativa.

Si evidenzia anche il fenomeno della ‘disintossicazione’, con molti creator che devono ricorrere a cure psicologiche per bilanciare la loro vita digitale con quella reale. La deputata menziona anche la presenza di una tassa etica, introdotta da Giulio Tremonti, che tassa il reddito derivante da materiale pornografico. Pastorella critica questa tassa definendola sbagliata e paradossale, soprattutto in un Paese con una legislazione permissiva sul porno.

Infine, si discute della tassazione sui contenuti pornografici e della complessità nel definire quali contenuti debbano essere tassati maggiormente. Si sottolinea la difficoltà di applicare vecchie tasse a nuove professioni, come nel caso dei content creator, che producono una varietà di contenuti. Si evidenzia la necessità di rivedere la normativa per adattarla alle nuove realtà lavorative.