Tragedia a Capri: mancanza di visite mediche e barriera ceduta
Indagini sul bus precipitato e le responsabilità coinvolte
Mai nessuna visita medica fu effettuata per accertare lo stato di salute di Emanuele Melillo, conducente e unica vittima del bus precipitato su uno stabilimento balneare a Capri il 22 luglio del 2021, con 25 persone a bordo. Il medico del servizio di igiene e medicina del lavoro, chiamato a testimoniare nel processo sulla morte del conducente poco più che trentenne, ha dichiarato in aula che non era mai stato sottoposto ad alcuna visita né al momento dell’assunzione come bigliettaio né quando venne promosso ad autista nell’Azienda Trasporto Capri. Questa mancanza di sorveglianza sanitaria, secondo l’avvocato Giovanna Cacciapuoti, legale della famiglia di Melillo, non riguardava solo lui.
Nella prossima udienza fissata al 14 novembre, saranno ascoltati il medico legale, una tossicologa e uno dei passeggeri a bordo del bus durante lo schianto. Dalle indagini è emerso che Melillo, portatore di invalidità al 50 per cento, non avrebbe dovuto essere alla guida, ma questo stato di salute non era mai emerso a causa dell’assenza delle visite periodiche previste per legge. Inoltre, si ipotizza che il conducente fosse un consumatore di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, anche nel giorno della tragedia.
Un altro aspetto rilevante riguarda la ringhiera al lato della strada provinciale 66 da cui il bus precipitò. La barriera non ha contenuto minimamente l’urto, ma è stata completamente sfondata sotto il peso del mezzo. L’ipotesi della procura è che la barriera non fosse idonea e tra gli indagati figura un funzionario della Città Metropolitana di Napoli. Insieme a lui sono a processo il legale rappresentante della società di trasporto per cui lavorava Melillo e il medico cui era stata delegata la sorveglianza sanitaria dei lavoratori.