Frode carosello: il business illecito dell’Iva
Smascherata una complessa rete di frodi Iva a livello europeo
Una complessa frode carosello è stata scoperta per evitare il pagamento dell’Iva sui prodotti elettronici e informatici. L’indagine ha coinvolto diversi Paesi dell’Unione Europea, tra cui Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania, e ha interessato 20 società estere. Oggi, giovedì 14 novembre, sono state eseguite le prime 47 misure cautelari e sono stati sequestrati oltre 500 milioni di euro. Tra i coinvolti vi sono esponenti della criminalità organizzata siciliana, come Tony Lo Manto, legato ai clan di Brancaccio, e della malavita campana, attratti dai profitti del business illecito e coinvolti nel riciclaggio del denaro sporco proveniente da altre attività criminali.
Le frodi carosello sfruttano il regime di non imponibilità Iva per le operazioni commerciali intracomunitarie, inserendo una società fittizia, la cosiddetta “cartiera” (o missing trader), in transazioni tra imprese di Paesi diversi. Questa società acquista la merce da fornitori comunitari senza Iva e la rivende a imprese nazionali, applicando l’Iva italiana. La frode avviene quando la “cartiera” vende la merce a prezzi sottocosto senza versare l’Iva all’Erario.
Le società “cartiere” sono spesso intestate a individui senza patrimonio e hanno una breve durata, emettendo fatture false e rivendendo beni a prezzi vantaggiosi per conto terzi. Queste società, che di solito non presentano dichiarazioni fiscali, chiudono presto, rendendo difficile per l’Agenzia delle Entrate effettuare controlli e recuperare crediti.
La frode smascherata dalla Guardia di Finanza permetteva di introdurre sul mercato nazionale beni a prezzi concorrenziali, con ulteriori passaggi in cui la merce veniva rivenduta a imprese italiane a prezzi scontati per complicare il rilevamento dello schema. Il risultato finale era la rivendita dei beni sul mercato nazionale o estero, spesso alle stesse aziende comunitarie coinvolte nella catena commerciale.
L’Unione Europea subiva danni a causa dell’Iva non versata dalle “cartiere” che collocavano la merce sul mercato nazionale senza versare l’imposta all’Erario, ma redistribuendola tra i complici della frode. Nella frode scoperta sono coinvolti 269 missing traders, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere, con un volume di fatture false pari a 1,3 miliardi di euro nel quadriennio 2020-2023.