Cronaca

Il caso Mori: indagini e polemiche sul generale dei carabinieri

Accuse, difese e controversie riguardanti il coinvolgimento di Mario Mori in attentati mafiosi del '93

Il caso Mori: indagini e polemiche sul generale dei carabinieri

Il generale dei carabinieri Mario Mori è al centro di un’indagine riguardante strage, associazione mafiosa ed eversione dell’ordine democratico in relazione agli attentati mafiosi avvenuti a Firenze, Milano e Roma nel 1993. Le autorità giudiziarie gli imputano di non aver impedito gli attacchi di cui era a conoscenza in anticipo. Tra gli eventi citati vi sono l’esplosione di una bomba a Firenze in via dei Georgofili il 27 maggio 1993, le bombe a via Palestro a Milano il 27 luglio 1993 e quelle a Roma a San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro il 28 luglio 1993, oltre al tentato attentato allo Stadio Olimpico di Roma il 23 gennaio 1994.

Mori ha ricevuto un avviso di garanzia che lo invita a comparire il giorno del suo 85esimo compleanno. Secondo l’accusa, il maresciallo Roberto Tempesta sarebbe stato informato da Paolo Bellini, esponente della destra eversiva, delle imminenti bombe contro il patrimonio storico e artistico, in particolare la torre di Pisa, nell’agosto 1992. Successivamente, il pentito Angelo Siino avrebbe comunicato a Mori, durante un colloquio a Carinola il 25 giugno 1993, che ci sarebbero stati attentati al Nord.

In una lettera, Mori esprime il suo disappunto per la persecuzione giudiziaria subita, nonostante sia stato assolto in tre processi e nonostante la recente sentenza della Suprema Corte che ha sconfessato le tesi accusatorie definendole interpretazioni storiografiche. Il generale critica aspramente i giudici della Cassazione e il Csm per il disegno che sembra volerlo condannare a morte sotto processo.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano si dice sconcertato dopo aver incontrato Mori a Palazzo Chigi. Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè considera l’azione della procura di Firenze come un necrologio in vita per un leale servitore dello Stato. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto difende Mori, accusando la casta giudiziaria di voler distruggere chi sfida il potere e non si piega alle logiche interne.

Crosetto si interroga sul motivo per cui Mori debba subire un’ingiusta vicenda giudiziaria e sottolinea che tali atti non dovrebbero verificarsi in una democrazia. Afferma che tali comportamenti sono tipici delle autocrazie, dimostrando che la legge non è uguale per tutti e che le garanzie costituzionali non valgono per alcune persone.