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Sangue infetto in Gran Bretagna: la svolta giudiziaria dopo 50 anni

Il rapporto dell'Infected Blood Inquiry rivela la verità nascosta di un disastro sanitario

Sangue infetto in Gran Bretagna: la svolta giudiziaria dopo 50 anni

Dopo cinquant’anni, è finalmente giunta la svolta giudiziaria sul caso del sangue infetto che ha colpito la Gran Bretagna, causando la morte di oltre 30mila persone. La commissione d’inchiesta presieduta dal giudice Brian Langstaff ha concluso sette anni di lavoro presentando un rapporto dettagliato di 2500 pagine, che ha messo in luce le responsabilità delle autorità britanniche e del servizio sanitario nazionale nel diffondere infezioni mortali attraverso il sangue e gli emoderivati contaminati negli anni ’70, ’80 e ’90. Queste autorità hanno deliberatamente nascosto la verità sul disastro per decenni.

Il rapporto dell’Infected Blood Inquiry, pubblicato il 20 maggio, evidenzia una serie di gravi errori che hanno avuto conseguenze catastrofiche per le vittime e le loro famiglie. Il giudice Brian Langstaff ha affermato che gran parte di questa tragedia poteva essere evitata, definendo lo scandalo come il più grave nella storia della sanità pubblica britannica.

Le vittime includono migliaia di persone coinvolte in incidenti, affette da malattie del sangue o sottoposte a interventi chirurgici che richiedevano trasfusioni di sangue, tra cui numerosi bambini. Circa 3.000 persone infettate sono morte immediatamente o in seguito. In particolare, 1.250 individui con disturbi emorragici, tra cui 380 bambini, sono stati infettati dall’HIV tramite prodotti ematici contaminati, e tre quarti di loro sono deceduti. Altre 5.000 persone hanno sviluppato epatite C cronica dopo aver ricevuto emoderivati, mentre si stima che altre 26.800 persone siano state infettate dall’epatite C tramite trasfusioni di sangue, spesso somministrate in ospedale dopo un parto, un intervento chirurgico o un incidente.

Dopo aver esaminato le testimonianze di oltre 5.000 persone e più di 100.000 documenti, il giudice dell’Alta Corte che ha guidato l’inchiesta ha sottolineato che non si è trattato di un incidente isolato, ma di un tentativo deliberato di nascondere lo scandalo, con prove che funzionari governativi hanno distrutto documenti compromettenti.